Emilia-Romagna, la lettera di un ristoratore: "Offro lavoro, ma i colloqui finiscono sempre allo stesso modo"

"Offro lavoro, ma non trovo personale": riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore dall'Emilia-Romagna. In difficoltà con la gestione del personale del suo ristorante, attualmente sotto organico

"Sono il titolare di un ristorante in una nota località balneare emiliana. Vi scrivo non solo per uno sfogo personale, ma anche per cercare di avviare una riflessione su un problema che, ne sono certo, accomuna molti ristoratori come me. Da mesi sono alla disperata ricerca di camerieri. Metto annunci, parlo con conoscenti, provo ogni strada possibile. Eppure, ogni colloquio sembra finire nello stesso modo: richieste che, per me, sono semplicemente inaccettabili. Turni più corti, orari flessibili, due giorni di riposo a settimana, stipendi sempre più alti di quelli che sono disposto – o meglio, che posso – offrire. E ogni volta mi chiedo: sono io ad essere rimasto indietro, o è il mondo del lavoro che è cambiato in un modo che non riesco più a comprendere?"

"Per anni la ristorazione ha funzionato in un certo modo: orari lunghi, sacrificio, la consapevolezza che questo mestiere è fatto di serate e weekend passati a lavorare mentre gli altri si divertono. Era normale. Io stesso ho fatto la gavetta così. E ora mi trovo davanti a ragazzi e ragazze che non vogliono più accettare queste condizioni. Che mettono i loro bisogni, il loro tempo libero, persino il loro benessere davanti al lavoro. Non vogliono più “sacrificarsi” per imparare un mestiere".

offro lavoro

"Offro lavoro, ma chi pagherà per tutta questa flessibilità che mi viene richiesta ai colloqui?”

"Ma allora mi chiedo: siamo noi ristoratori che dobbiamo cambiare? Dobbiamo reinventare il nostro settore per andare incontro a questa nuova mentalità? Ma come possiamo farlo, se i margini di guadagno sono già strettissimi, se le tasse e i costi aumentano di continuo, se il cliente stesso si lamenta quando i prezzi salgono? Chi pagherà per tutta questa “flessibilità” che oggi sembra essere diventata la parola d’ordine del mondo del lavoro? Non ho una risposta, e forse neanche voi. Ma quello che vedo è un settore in crisi, non solo perché mancano i clienti, ma perché manca la volontà di fare questo mestiere come si è sempre fatto. Se il mondo sta cambiando, noi ristoratori dovremo cambiare con lui. Ma a che prezzo? Spero che questa mia lettera possa aprire un dibattito, perché io non voglio arrendermi, ma nemmeno posso permettermi di restare fermo mentre tutto intorno a me si trasforma".

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