"Non è normale dire certe frasi a un colloquio di lavoro": la testimonianza che ci dovrebbe far riflettere

La testimonianza di una persona che soffre di depressione: cosa è successo durante un colloquio di lavoro

"Scusate lo sfogo, ma a una persona che soffre di depressione (nulla da ridere, una malattia vera e propria) e che arriva a fare un colloquio e non sta bene al 100%, gli viene detto di curarsi" perché altrimenti fa "scappare tutti i clienti, "su con la vita": è normale?". Questa la domanda, che dovrebbe essere assolutamente retorica, con cui si apre un post comparso su Facebook. Siamo in un gruppo in cui utenti da tutta Italia si confrontano sulle più disparate tematiche inerenti il mondo del lavoro: colloqui, offerte e annunci, Naspi e così via. Il post in questione, pubblicato da un utente che ha scelto di non rivelare la sua identità (ma che avremmo in tutti i casi tutelato), è a tutti gli effetti uno sfogo. A cui abbiamo deciso di dar voce, per il messaggio sacrosanto di cui si fa portavoce.

Il testo pubblicato dal partecipante anonimo prosegue così: "Se uno ha problemi già economici, di salute, sociali, familiari, è normale arrivare depressi dovunque. Non dovrebbero guardare oltre, e non dirmi: "Ti faremo sapere"? Non mi dite gentilmente che devo nasconderla al colloquio (la depressione, ndr): chi ne soffre sa cosa parlo. Ti uccide dovunque".

colloquio di lavoro


"Non è normale dire certe frasi a un colloquio di lavoro"

La questione che questo utente sottopone è importante: il responsabile delle risorse umane dovrebbe, almeno in linea teorica, dimostrare una certa sensibilità nei confronti del candidato o della candidata. E quando si trova davanti una persona affetta da depressione, condizione che, come fa benissimo l'utente a sottolineare, è a tutti gli effetti patologica, di certo l'atteggiamento dovrebbe essere adeguato. I commenti che questo post riceve sono sia di sostegno e solidarietà completa, che, però, di critica costruttiva. "Ci vogliono i farmaci, purtroppo, anche per la depressione. Altrimenti le possibilità di trovare lavoro sono molto scarse: non fai una buona impressione ai colloqui. Vedrai che quando starai meglio, sarà più facile trovare lavoro". "La depressione è una malattia e va curata. Il commento di questo tipo "su con la vita" o "fai scappare tutti i clienti" è vomitevole".

Un utente, però, offre un altro punto di vista: quello del datore di lavoro. "Anche se ti sembra ingiusto, calari nel punto di vista del datore di lavoro. Se parliamo di rapporto con il pubblico non si può chiudere un occhio su un umore costantemente depresso. Non è funzionale al rapporto con la clientela, né al rapporto con i colleghi. Però puoi fare del tuo limite un valore aggiunto, se la malattia (sotto controllo responsabile, prima di tutto tuo) nasconde doti come sensibilità, empatia, impegno nel migliorarsi. Se queste doti ci sono, a colloquio evidenziale, sono il tuo punto di forza. Ma pensare che il datore di lavoro sia una onlus, che debba guardare oltre comportamenti anti-business per pura compassione umana, è irrealistico".