Napoli, la lettera che la 30enne Anna Liparulo ha lasciato ai suoi cari prima di morire: lutto a Scampia
Non c'è un modo giusto per morire, né per vivere, se ogni respiro in questo mondo è stato mosso dall'amore. La vita di Anna Liparulo, 30enne napoletana, è finita per colpa di una malattia che, dopo una lunga battaglia, se l'è portata via. Ma, come ha scritto lei stessa nella lettera che ha lasciato ai suoi cari prima di andarsene per sempre, "nessuno si azzardi a dire che ha vinto il mostro, perché io, per tutto l’amore che ho avuto, ho stravinto". Anna era figlia di Lorenzo Liparulo, un nome e un viso che nel quartiere napoletano di Scampia tutti conoscono. Insieme al suo impegno nel Comitato Vele Scampia, che da sempre si batte in difesa della dignità e dei diritti degli abitanti di quegli edifici solo oggi attenzionati, dopo decenni di indifferenza.
In questi giorni di dolore, i profili social di Lorenzo sono intasati da messaggi di affetto e vicinanza di tutti coloro che hanno assistito alla silenziosa guerra della sua famiglia contro il male che si è portato via Anna. Ma che nulla potrà contro i ricordi, tantissimi, che la 30enne ha lasciato in chi l'ha amata. E contro le potenti parole d'amore che ha scritto alla sua famiglia.
Napoli, Anna muore a 30 anni. La lettera ai suoi familiari: "Continuate a fare festa"
"Sicuramente non si ricorderanno di me", scrive Anna, "perché sono troppo piccoli". Ma, si raccomanda a chi avrà la fortuna di vederli crescere, "parlategli sempre di me, affinché nei vostri racconti gli sembrerà di avermi vissuto un po' di più". Anna si rivolge quindi a Lorenzo, quel figlio che lei chiama "il mio miracolo", a cui ha dato il nome del nonno. "Non avrei voluto andare via solo per vederti crescere, ma ti prometto che da lassù cercherò di guidarti sempre sulla strada giusta".
"Se avessi potuto scegliere, avrei scelto di restare con voi"
Nonostante lo strazio e la sofferenza, Anna parla della fortuna che "in tutto questo dolore", ha avuto: "L'aver avuto accanto a me le migliori persone al mondo, che per nessun motivo devono sentirsi in colpa. Perché sia io che loro abbiamo fatto anche l’impossibile. Ma purtroppo è andata così". A loro, la dedica più potente: "Vi ho amato così tanto che vorrei solo non avervi causato tutto questo male". Una richiesta, quasi una preghiera: "Siate sempre uniti, fatelo per me che credo di meritarmi a questo punto un po’ di pace. Nessuno si azzardi a dire che ha vinto il mostro perché io, per tutto l’amore che ho avuto, ho stravinto. Sappiate che se avessi potuto scegliere, avrei scelto di restare con voi". Infine, una dolce raccomandazione finale, per l'amore dei suoi bambini: per loro "sarà sempre Natale, sarà sempre buon compleanno e buon onomastico. Fate festa che da lassù me facit arrcrià ("mi fate consolare", ndr)".
Questa donna lascia un insegnamento, e un esempio: su questa terra, così effimera e piena di sofferenza, quel che ci consola, anche nei momenti più bui, e persino a un passo dalla fine, sarà sempre e solo il bene che abbiamo fatto, e ricevuto.