Supermercato, la lettera di sfogo di una cassiera: "Quello che voi clienti non sapete"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di sfogo di una nostra lettrice, Letizia, che come mestiere fa la cassiera in un supermercato. Abbiamo scelto di condividere la sua riflessione, secondo noi preziosa

"Voglio condividere con voi un episodio che mi è capitato di recente, nella speranza che possa far riflettere i lettori sul rispetto che tutti, indipendentemente dal ruolo che ricoprono, meritano. Lavoro come cassiera in un supermercato. Un mestiere che per molti potrebbe sembrare banale o privo di dignità, ma che per me rappresenta una fonte di guadagno onesto e un modo per contribuire alla società. Ogni giorno accolgo clienti di ogni tipo, cercando sempre di essere gentile e professionale, anche quando le giornate sono lunghe e impegnative. Tuttavia, l’altro giorno ho vissuto un episodio che mi ha lasciato amareggiata e umiliata".

"Mentre servivo una cliente, una donna sulla cinquantina, le ho chiesto con cortesia se desiderasse una busta per la spesa. Ha preteso che la aiutassi a imbustare i prodotti, ma per esigenze di tempo non potevo: c'era una fila lunghissima. Così le ho detto gentilmente che non potevo, per non far aspettare il cliente successivo. La sua risposta è stata brusca: “Pensa a fare bene il tuo lavoro, che evidentemente non sai fare altro. Avresti dovuto studiare, invece di finire qui”. Sono rimasta senza parole. Le sue parole, pronunciate con disprezzo, mi hanno colpito profondamente. Non tanto per l’insulto in sé, ma per l’arroganza e la superficialità con cui ha giudicato la mia vita, il mio lavoro e le mie scelte".

cassiera supermercato (1)

Lo sfogo di una cassiera: "Fermatevi a pensare, prima di giudicare: chi lavora al supermercato merita rispetto, come chiunque altro"

"Vorrei approfittare di questo spazio per dire una cosa importante: dietro ogni persona, dietro ogni scelta lavorativa, c’è una storia. Non tutti hanno le stesse opportunità nella vita, e non tutti fanno le stesse scelte per le stesse ragioni. Io, ad esempio, ho iniziato a lavorare giovane per aiutare la mia famiglia in difficoltà economiche. Avrei voluto continuare gli studi, ma le circostanze non me lo hanno permesso. E oggi, nonostante tutto, sono orgogliosa del mio lavoro e della dedizione con cui lo svolgo.
Quello che mi ha ferito non è solo la mancanza di rispetto per il mio ruolo, ma anche il presupposto che la mia vita e il mio valore possano essere giudicati in base alla mia posizione lavorativa. Purtroppo, questo tipo di atteggiamento non è raro. Troppe volte i cassieri, come altre figure professionali considerate “di basso profilo”, sono trattati con sufficienza, come se fossero invisibili o, peggio, come se valessero meno degli altri".

"Mi rivolgo quindi a voi, lettori: prima di giudicare qualcuno, fermatevi a pensare. Non conoscete le loro storie, le loro lotte, i loro sacrifici. Ogni persona merita rispetto, non importa se lavora dietro una scrivania, in una fabbrica o alla cassa di un supermercato. Siamo tutti esseri umani, e il valore di una persona non si misura dal lavoro che fa, ma dalla dignità e dall’impegno con cui vive la propria vita".