"Al mio colloquio di lavoro domande indecenti da fare a una donna nel 2025"

GLa lettera di sfogo di una lettrice (di cui proteggiamo l'anonimato) sull'ultimo colloquio di lavoro affrontato: una riflessione che abbiamo scelto di condividere

"Scrivo questa lettera con il cuore pesante e il desiderio di condividere un'esperienza che, purtroppo, credo non sia unica, ma che continua a rivelare quanto il sessismo sia ancora radicato nel mondo del lavoro in Italia. Ho 24 anni, sono giovane, determinata e, come tante altre, cerco di costruire il mio futuro professionale con impegno e speranza. Tuttavia, il colloquio che ho sostenuto recentemente mi ha lasciato un'amara sensazione di frustrazione e rabbia".

"Mi sono presentata per una posizione che richiedeva competenze specifiche, competenze che ho maturato attraverso anni di studio e tirocini. Inizialmente, il colloquio sembrava procedere bene: si parlava del mio curriculum, delle mie esperienze, delle mie aspirazioni. Ma poi, il tono è cambiato. Le domande che mi sono state rivolte hanno iniziato a spostarsi dalla sfera professionale a quella personale, in un modo che ho trovato profondamente inappropriato e umiliante".

"Le domande ricevute al colloquio di lavoro: inaccettabili"

Ha intenzione di sposarsi presto?” mi è stato chiesto, come se il mio stato civile potesse influenzare la mia capacità di lavorare. Poi,Ha figli o pensa di averne a breve?”, una domanda che non solo non dovrebbe essere fatta, ma che insinua che la maternità sia un ostacolo per una carriera. E come se non bastasse, il tono si è fatto ancor più sessista quando uno degli intervistatori ha commentato:Le donne giovani come lei spesso sono troppo emotive per gestire certe pressioni”.

"Ho cercato di mantenere la calma, di rispondere con professionalità, ma dentro di me ribollivo. Non ho potuto fare a meno di chiedermi: “Questo sarebbe successo a un uomo? Un ragazzo della mia età avrebbe dovuto giustificarsi per la possibilità di avere figli o per il proprio equilibrio emotivo?” La risposta è ovvia. Mi sono sentita ridotta a stereotipi che nulla avevano a che fare con il mio valore come professionista. Non sono stata giudicata per le mie competenze, ma per il mio essere donna, giovane e potenzialmente futura madre. Questo è inaccettabile e indecente".

colloquio di lavoro

"Bisogna denunciare"

"Non si tratta solo di un episodio isolato. Queste domande e atteggiamenti riflettono un problema culturale più ampio, che continua a penalizzare le donne, soprattutto giovani, impedendo loro di avere le stesse opportunità degli uomini. Quante di noi si trovano a dover scegliere tra carriera e vita privata proprio a causa di queste pressioni ingiuste? Quante si sentono costrette a nascondere i propri sogni di maternità per paura di essere scartate? vengono giudicate non per ciò che sappiamo fare, ma per il nostro genere?".

"Denuncio tutto questo perché credo sia necessario parlarne, con forza e senza paura. Non voglio che altre giovani donne si sentano come mi sono sentita io quel giorno: invisibili, giudicate, svalutate. Mi auguro che condividere questa esperienza possa contribuire a sensibilizzare datori di lavoro e istituzioni sul fatto che il sessismo è ancora una piaga che va combattuta con determinazione. Chiedo che il merito torni ad essere il criterio fondamentale per accedere a un lavoro, indipendentemente dal genere o dalle scelte personali".