Emilia-Romagna, colloquio di lavoro "al limite dell’assurdo: le richieste che ho ricevuto"

La testimonianza di un nostro lettore dall'Emilia-Romagna: ci racconta il suo colloquio di lavoro da dimenticare

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un nostro lettore, che preferisce restare anonimo. Lo chiameremo Simone. Ha 38 anni ed è originario dell'Emilia-Romagna: il suo è un curriculum solido, di chi ha una lunga esperienza nel suo settore professionale. Ha deciso di raccontare la sua recente esperienza durante un colloquio di lavoro che definisce "al limite dell’assurdo".
La mail di Simone comincia così: "Ho risposto a un annuncio per una posizione che sembrava perfetta per me. La descrizione era chiara: cercavano un responsabile marketing con almeno cinque anni di esperienza, buone competenze strategiche e una buona conoscenza dell’inglese. Niente di fuori dal comune, almeno all’inizio".

Simone supera la prima fase di selezione con un colloquio telefonico cordiale e informale. Tuttavia, la situazione ha preso una piega inaspettata durante il colloquio in presenza con il titolare dell’azienda, una piccola realtà imprenditoriale con meno di venti dipendenti.
"Dopo aver discusso delle mie esperienze e competenze, il tono del colloquio è cambiato radicalmente. Il titolare ha iniziato a descrivere dettagliatamente cosa si aspettavano da me, ma molte delle richieste non avevano nulla a che fare con la posizione per cui mi ero candidato".
Tra le richieste elencate durante il colloquio c'era quella di lavorare regolarmente oltre l’orario di lavoro senza straordinari retribuiti, di occuparsi di compiti amministrativi e, in alcuni casi, persino di commissioni personali per il titolare. Ma non è finita qui.

"Vi racconto il mio colloquio di lavoro" 

Simone continua: "Mi è stato chiesto di firmare un accordo di non concorrenza che gli avrebbe impedito di lavorare nel settore per tre anni dopo un eventuale licenziamento. Il tutto, accettando uno stipendio significativamente inferiore rispetto a quanto indicato nell’annuncio, con la promessa di un ipotetico aumento “se le cose fossero andate bene”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la richiesta di essere disponibile h24 per eventuali chiamate o emergenze, anche durante i fine settimana. Mi è stato detto che ‘chiunque lavori qui deve dimostrare completa dedizione alla causa’. In quel momento ho capito che non era il posto per me".

colloquio di lavoro

Il nostro lettore ha quindi deciso di interrompere il colloquio in maniera cortese ma ferma. "Ho detto al titolare che, pur apprezzando l’opportunità, non mi sentivo allineato con le loro richieste e che preferivo rinunciare alla posizione. Lui mi ha guardato con aria di sufficienza e mi ha risposto che ‘i giovani di oggi non hanno voglia di fare sacrifici’. Una frase che, considerando la mia età, mi ha fatto quasi sorridere.”

Questa testimonianza solleva un tema importante: il confine tra l’ambizione legittima di un datore di lavoro e le richieste inaccettabili poste ai candidati. In un mercato del lavoro sempre più competitivo, è fondamentale che le aziende rispettino i diritti e le aspettative di chi cerca un impiego. Altrimenti, il rischio è quello di allontanare i talenti migliori e costruirsi una reputazione negativa.

Il nostro lettore Simone conclude la sua lettera con un messaggio di incoraggiamento per chi si trova in situazioni simili: “Non abbiate paura di dire di no. Il lavoro è importante, ma non a scapito della vostra dignità e dei vostri diritti. Un’azienda che vi rispetta saprà riconoscere il vostro valore senza imporvi condizioni inaccettabili”. E voi? Avete mai vissuto un’esperienza simile durante un colloquio di lavoro? Scriveteci, saremo lieti di dar voce alle vostre storie: posta@tuttonotizie.eu