Il pesce crudo è un piacere culinario apprezzato in tutto il mondo, ma la sua sicurezza dipende da regole precise. L’abbattimento a basse temperature, previsto dalla normativa europea, è il metodo più efficace per eliminare parassiti come l’Anisakis. Scopri i rischi e le strategie per consumarlo senza mettere in pericolo la propria salute.
Un video pubblicato sui social da Daniele Paci, agronomo di fama internazionale, ha recentemente acceso l’attenzione sul tema della sicurezza alimentare legata al consumo di pesce crudo. Nel filmato, girato in Olanda, l’esperto mostra come mangiare un’aringa fresca in un panino sia una pratica comune nel Paese, grazie a rigidi controlli sulla sicurezza alimentare. Paci sottolinea che il consumo di pesce crudo è sicuro solo se questo è stato preventivamente abbattuto, ossia sottoposto a un processo di congelamento specifico che elimina eventuali parassiti pericolosi per l’uomo.
Questo procedimento è previsto da un regolamento dell’Unione Europea e rappresenta uno dei punti fondamentali per garantire la salubrità di un alimento amato da milioni di persone. Non tutte le nazioni, però, applicano lo stesso rigore, e la disinformazione su come trattare il pesce crudo può esporre i consumatori a rischi evitabili. Cosa dice la legge? Quali sono i pericoli legati al consumo di pesce crudo? E come possiamo tutelarci? Ecco tutto quello che bisogna sapere.
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Rischi del pesce crudo: i parassiti sotto accusa
Consumare pesce crudo senza adeguate precauzioni può comportare gravi rischi per la salute. Uno dei principali pericoli è rappresentato dall'Anisakis, un parassita che può causare infezioni gastrointestinali acute, con sintomi come nausea, vomito e dolori addominali. Questo verme può essere presente in diversi tipi di pesce, tra cui salmone, tonno e sgombro, e non è eliminabile semplicemente con il lavaggio o la marinatura.
Altri rischi derivano da batteri come la Listeria monocytogenes o da contaminazioni virali come l’epatite A, trasmessa attraverso pesce crudo infetto. Senza dimenticare la possibilità di intossicazioni alimentari dovute a condizioni igieniche inadeguate nella catena di approvvigionamento. Questi pericoli sono spesso sottovalutati, soprattutto nei contesti in cui il pesce crudo non viene trattato secondo le normative di sicurezza.
La legge sull’abbattimento
Per garantire un consumo sicuro, l’Unione Europea impone il rispetto di regole precise per il trattamento del pesce crudo. Il Regolamento (CE) n. 853/2004 stabilisce che il pesce destinato a essere consumato crudo deve essere preventivamente abbattuto a una temperatura di almeno -20°C per un periodo minimo di 24 ore. Questo processo uccide i parassiti e rende il prodotto sicuro.
In Olanda, come evidenziato da Daniele Paci, questa pratica è rispettata. Ogni passaggio della filiera, dalla pesca alla distribuzione, nell'Unione Europea è monitorato per garantire che il pesce crudo arrivi al consumatore senza rischi. In altri Paesi, però, la scarsa conoscenza delle normative o il mancato rispetto delle procedure può rappresentare un problema. È quindi fondamentale che i consumatori si informino sull’origine del prodotto e si assicurino che sia stato sottoposto a trattamento di abbattimento.
Come consumarlo in sicurezza
Per evitare rischi, seguire alcune semplici regole è indispensabile. Innanzitutto, accertarsi che il pesce provenga da fornitori affidabili e che sia stato abbattuto correttamente. Nei ristoranti, è utile chiedere informazioni al personale per verificare la conformità del prodotto alle norme di sicurezza.
In ambito domestico, il pesce acquistato fresco può essere abbattuto in casa, congelandolo a -20°C per almeno 24 ore. È però necessario disporre di un congelatore adatto a raggiungere queste temperature, altrimenti il rischio potrebbe non essere eliminato. Infine, è sempre buona norma consumare il pesce crudo il più presto possibile dopo lo scongelamento, evitando lunghi tempi di conservazione.
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