Emilia-Romagna, colloquio di lavoro per impiegata finisce malissimo: "Domande inaccettabili"

La testimonianza di una nostra lettrice: un colloquio di lavoro da dimenticare

Per l'attenzione che abbiamo sempre dato al mondo del lavoro, siamo lieti di ricevere, da parte dei nostri lettori, un numero sempre crescente di email e segnalazioni relativi alle loro esperienze professionali. Ahinoi, sono quasi tutte quante negative. Dopo aver pubblicato la lettera di sfogo di un ristoratore, e poi quella di un cameriere (considerazioni opposte che invitano ad una riflessione sul settore), oggi riceviamo e pubblichiamo invece la testimonianza di una giovane emiliana. La nostra lettrice, di 25 anni, preferisce non essere nominata. E noi, in rispetto della sua privacy, la chiameremo con un nome di fantasia: Rosa.

Rosa ci ha raccontato del suo ultimo colloquio di lavoro presso un'azienda: la posizione per la quale si era presentata era quella di impiegata. Il colloquio sembrava stesse andando bene, fin quando il responsabile delle risorse umane ha iniziato a porle determinate domande circa la sua vita privata.
Una testimonianza molto importante, poiché parla di situazioni certamente non infrequenti in cui si trovano spesso le donne nel momento in cui cercano lavoro.

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Colloquio di lavoro da dimenticare: "Sono scappata via"

La testimonianza della nostra lettrice Rosa comincia così: "Oggi ho avuto un colloquio di lavoro presso un'azienda che, inizialmente, sembrava promettente. L’inizio è stato molto positivo: l’ambiente appariva professionale e l’intervistatore sembrava interessato al mio percorso lavorativo e alle mie competenze. Mi sentivo a mio agio e ottimista sul proseguo della conversazione. Tuttavia, a un certo punto, il tono dell’intervista è cambiato".

"L’intervistatore, che si è presentato come il responsabile delle risorse umane, ha iniziato a farmi domande che ho trovato non solo inopportune, ma anche invadenti. Invece di concentrarsi sulle mie qualifiche e sulla mia esperienza, ha iniziato a spostare l’attenzione su aspetti personali che nulla avevano a che fare con la posizione per cui mi stavo candidando. Mi ha chiesto, per esempio, se avessi intenzione di avere figli a breve, come gestirei eventuali impegni familiari durante l’orario di lavoro e persino chi si occupasse delle faccende domestiche a casa mia. Domande che onestamente mi hanno lasciata interdetta e, francamente, infastidita, perché riguardavano esclusivamente il mio essere donna e non avevano alcun legame con le mie capacità professionali".

"Ho cercato di rispondere in modo educato, ma al contempo fermo, facendo notare che preferivo concentrarmi su argomenti pertinenti alla mia candidatura. Sono scappata via, triste. Questa situazione mi ha fatto riflettere profondamente sulla cultura aziendale e sul rispetto che questa azienda dimostra verso i candidati, in particolare le donne. Sono uscita dal colloquio con un senso di amarezza e frustrazione: certe questioni dovrebbero restare fuori da un colloquio di lavoro. Credo che nessuno debba tollerare un trattamento simile, ed è importante continuare a sensibilizzare sull’importanza di un processo di selezione rispettoso e professionale".
Un messaggio sacrosanto che ci sentiamo di sottoscrivere.