Lombardia, la lettera di un ristoratore: "Offro lavoro, ma ai colloqui i camerieri fanno richieste impensabili"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un ristoratore nostro lettore: "Offro lavoro, ma sono a corto di camerieri"

"Scrivo con amarezza e una certa dose di frustrazione per condividere una situazione che molti colleghi ristoratori stanno vivendo da tempo e che rischia di mettere a dura prova la tenuta del nostro settore. La mia attività, un ristorante avviato e frequentato da una clientela affezionata, si trova ormai da mesi di fronte a una difficoltà che sembra insormontabile: non riesco a trovare camerieri". Inizia così la lettera che abbiamo ricevuto da un ristoratore di Pavia, che preferisce restare anonimo.

"Nonostante abbia pubblicato numerosi annunci su vari canali e offra condizioni economiche in linea, se non superiori, rispetto alla media di mercato, le candidature scarseggiano. E quando finalmente si riesce a organizzare un colloquio, mi trovo davanti a richieste che in passato sarebbero state impensabili. I candidati, sempre più giovani e meno esperti, spesso dichiarano apertamente di non voler lavorare nei weekend o di non essere disposti a fare turni lunghi. Alcuni chiedono esplicitamente di terminare il turno entro le 22, rifiutando categoricamente orari più flessibili che sono, da sempre, una caratteristica del nostro lavoro".

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Lo sfogo di un ristoratore di Pavia: "Offro lavoro ma nessuno lo accetta"

"Capisco che le dinamiche del mondo del lavoro stanno cambiando e che i giovani vogliono giustamente conciliare lavoro e vita privata. Ma mi chiedo: che ne sarà di noi ristoratori, se non troviamo più chi è disposto a svolgere un mestiere che è per sua natura fatto di sacrifici, di serate impegnative e di weekend pieni?
Per rendere più chiara la situazione, voglio raccontare come si svolgono i colloqui. Li conduco con spirito di apertura e trasparenza, spiegando nel dettaglio quali sono le aspettative, i turni, e cosa il lavoro comporta. Quando arrivo a parlare dei weekend o dei turni serali, vedo spesso smorfie di disappunto o richieste di riduzione dell’orario. La mia impressione è che molti giovani vedano il lavoro nella ristorazione come un’opzione temporanea e poco dignitosa, piuttosto che come una professione che, con impegno, può offrire grandi soddisfazioni".

"Mi domando come si possa invertire questa tendenza"

"Mi domando come si possa invertire questa tendenza. Noi ristoratori stiamo cercando di adattarci, migliorando le condizioni di lavoro, cercando di rendere l’ambiente più accogliente e incentivante. Ma non possiamo cambiare l’essenza del nostro mestiere: le persone vanno a cena fuori nel weekend, non il lunedì mattina. La ristorazione è un lavoro di servizio, e come tale richiede disponibilità in momenti che per molti sono di riposo. Con questa lettera, voglio invitare tutti a una riflessione: che cosa possiamo fare, come società, per ridare dignità e valore ai mestieri che richiedono sacrificio? E soprattutto, come possiamo convincere le nuove generazioni che il lavoro nella ristorazione è una professione degna, capace di offrire una carriera e un futuro?".