Diana, 2 anni fa la bimba fu trovata morta di fame: il caso che ha sconvolto l'Italia

Diana aveva 18 mesi quando il 20 luglio di due anni fa fu rinvenuta senza vita dalla madre, Alessia Pifferi. La ricostruzione di un caso agghiacciante che ha sconvolto l'Italia, e di cui ancora si parla

Di sicuro uno dei casi più sconvolgenti e dolorosi della cronaca italiana recente: la morte, di stenti, della piccola Diana, ritrovata senza vita il 20 luglio 2022 nell'appartamento di Milano in cui sua mamma, Alessia Pifferi, l'aveva lasciata sola per sei, lunghissimi giorni. Nella più totale solitudine, la piccola è morta per disidratazione, come l'autopsia sul suo corpicino stabilirà qualche giorno dopo. Il caso ha subito indignato e rattristito l'Italia intera, con l'opinione pubblica compatta e unita contro quella mamma 'mostruosa'.
Ma la cui personalità molto problematica sarebbe emersa pian piano, nel corso di quasi due anni di indagini, e di un processo che si è, infine, concluso con la condanna all'ergastolo di Alessia Pifferi.

Diana, morta due anni fa di stenti: le indagini fino all'ergastolo

Ma ricostruiamo il caso. Dopo il ritrovamento della bambina, Alessia Pifferi appariva distrutta, sconvolta, incredula. Non si sarebbe mai aspettata un epilogo del genere: era stata via, fuori città, in compagnia di un uomo al quale voleva legarsi. Aveva lasciato alla bambina solo un biberon, sufficiente a sfamare la piccola forse per poche ore. Diana, affamata e disperata, proverà, allo stremo delle sue forze, a ingerire quel che poteva. Nel suo stomaco, dettaglio straziante dell'autopsia, gli inquirenti hanno trovato tracce del pannolino che indossava.
Troppo dolore, inimmaginabile.

Non era la prima volta che succedeva: Diana era rimasta sola in casa anche altre volte. Per un giorno, due. Soffrendo, sicuramente, la fame anche in quelle circostanze. Ma mai era capitato così a lungo, e quell'abbandono è stato fatale. Possibile che una mamma non si renda conto del pericolo e della sofferenza che una bambina così piccola vive, sola in casa per quasi una settimana? L'arresto immediato di Pifferi, e l'inizio delle indagini. La sorella di Alessia, Viviana, zia della vittima, si è subito schierata, insieme alla mamma, contro di lei.

Le perizie psichiatriche

La difesa si è subito appellata alla perizia psichiatrica, accolta ed effettuata due volte. La prima, condotta dalle psicologhe del carcere di San Vittore (dove Pifferi è detenuta in isolamento, per tenerla lontana dalle minacce e dall'aggressione delle altre detenute) è finita al centro di un'indagine parallela. Quella che ha visto imputate due professioniste che hanno esaminato Pifferi, e che hanno prodotto una perizia dal pubblico ministero definita "inaffidabile", perché troppo in favore di Alessia Pifferi. Descritta come una bambina, incapace di intendere e di volere.

Esame del tutto ribaltato da una seconda perizia, che ha invece decretato la piena capacità di discernimento dell'imputata. Risultato che ha spianato la strada all'ergastolo, arrivato lo scorso maggio. La difesa di Pifferi, rappresentata dall'avvocato Alessia Pontenani, farà probabilmente ricorso appena possibile. Ma restano dei dubbi, messi a tacere dal teatro mediatico, che voleva solo sbattere il mostro in prima pagina.

Diana (1)
Alessia Pifferi, ripresa dalle telecamere della trasmissione Rai Un giorno in Pretura

La personalità

Secondo Pontenani, i giudici non hanno tenuto conto del passato di Pifferi, dei disagi vissuti sin da piccola. E della sua incapacità totale di badare a una bambina, perché lei stessa, ancora, mentalmente una bambina.
L'interessante testimonianza rilasciata dall'insegnante di sostegno di Diana ne è un esempio: quella che era la sua maestra, ha parlato in tv di una Alessia Pifferi incapace anche di svolgere compiti semplici. Figuriamoci badare a una bambina. Da non sottovalutare anche l'intervista fatta al farmacista che conosceva Diana e Alessia, secondo cui quest'ultima trattava la figlia alla stregua di una piantina.

Ritratto di una donna con poco contatto con la realtà. Qualcuno doveva pur pagare, certo. Ma se c'è una riflessione che questo caso deve suscitare, mettendo da parte il dolore per la morte della piccola Diana, deve essere intorno alla enorme falla sociale che si è creata intorno a madre e figlia. Abbandonate da tutti, fino all'epilogo più drammatico.