Yara Gambirasio, l'intervista a Massimo Bossetti dal carcere: in uscita martedì la docuserie Netflix che ripercorre uno dei casi più oscuri e dolorosi della cronaca italiana degli ultimi anni
Si intitola Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio, la docuserie, in uscita questo martedì, 16 luglio, su Netflix, che ripercorre per intero il caso della morte della 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo). In cinque episodi sarà raccontato nel minimo dettaglio tutto quello che si sa essere accaduto intorno alla misteriosa morte di Yara, scomparsa nel novembre del 2010 mentre ritornava a casa dalla palestra in cui si allenava da ginnasta.
Un prodotto frutto di un lunghissimo lavoro di indagine (iniziato nel 2017), ricerca e scrittura portato avanti dagli autori Elena Grillone, Gianluca Neri e Carlo G. Gabardini, che si incentra soprattutto sulle circostanze che hanno portato all’arresto di Massimo Bossetti.
Yara Gambirasio e Massimo Bossetti: il caso di cronaca nera raccontato nella docuserie Netflix
Diretta da Gianluca Neri e prodotta da Quarantadue, Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio contiene una vera e propria gemma, giornalisticamente parlando: l’intervista esclusiva a Massimo Bossetti dal carcere in cui è rinchiuso, e dove sta scontando la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara.
Legami familiari, tracce di Dna, intercettazioni e dubbi mai chiariti intorno all’arresto di Bossetti, il quale, dopo tutti questi anni, continua a dichiararsi innocente. Intervistata, inoltre, anche la moglie di Bossetti, Marita.
Grande spazio è riservato all’eco mediatica che ha circondato questo caso, e a quella che è a un certo punto è diventata una necessità improrogabile: trovare il colpevole della morte di Yara.
Un lavoro di ricerca magistrale, che ha impegnato gli autori per anni: visionati tutti e 60 i faldoni dei documenti realizzati dagli inquirenti che hanno provato a fare luce su questo caso. Caso che, come dimostra la stessa nascita di questa docuserie, sembra in qualche modo ancora aperto, almeno per l'opinione pubblica. Parte della quale è come se non avesse mai davvero creduto alla colpevolezza di Bossetti, imprigionato, secondo alcuni, perché qualcuno doveva pur pagare per la morte di Yara.