Strage di Erba, parla l’avvocato Luca D’Auria, difensore di Azouz Marzouk, insieme a Solange Marchignoli
Un caso assai controverso, che oggi, a distanza di quasi vent’anni, sembra essersi riaperto. Stiamo parlando di quello che è passato alla storia con il nome di Strage di Erba: quattro vittime, la più giovane delle quali un bambino.
Incarcerati per i quattro efferati omicidi di Valeria Cherubini, Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef Marzouk e la madre Paola Galli, furono Olindo Romano e Rosa Bazzi. Vicini di casa delle vittime, furono condannati a scontare l’ergastolo. Ma è in corso, aperto la scorsa settimana, il processo di revisione, fortemente voluto da Azouz Marzouk, parente di due delle persone decedute, costituitosi parte civile.
Abbiamo parlato con Luca D’Auria, insieme a Solange Marchignoli avvocato difensore di Marzouk da cinque anni. L’incarico dei due legali è iniziato allorquando Marzouk ha deciso di proporre alla Procura Generale di Milano diciassette prove finalizzate a richiedere, da parte dell’Ufficio Giudiziario milanese, una revisione della condanna, oramai definitiva, di Rosa e Olindo.
Strage di Erba, l'avvocato Luca D'Auria difende Azouz Marzouk
“Allora è andata male: Azouz è stato processato per calunnia, perché avrebbe falsamente accusato i due condannati di essersi auto calunniati quando hanno confessato. È stato un processo complicato, anche perché non è stata assunta nessuna prova da lui richiesta al dibattimento, però alla fine è stato assolto.
È oramai da tanti anni che lui ritiene Rosa e Olindo siano innocenti, anche se è ben consapevole che il giudicato è una condizione quasi insormontabile, e la revisione è un procedimento straordinario in cui è molto complicato ribaltare la decisione”.
Facciamo un passo indietro: in cosa consiste la revisione?
Bisogna proporre una prova nuova in grado, da sola oppure unitamente a quelle del processo già giudicato, di portare all’assoluzione. È del tutto evidente come sia assai complesso trovare degli elementi così dirompenti. Nella revisione proposta dalla difesa dei condannati, ci sono indubbiamente dei lavori di consulenza molto dirompenti. Che sembrano poter offrire una visione diversa delle tre prove del processo. E cioè la confessione, la prova del DNA e la testimonianza della vittima sopravvissuta.
"Le nuove perizie manifestano forti dubbi sulla sua condizione cognitiva di Mario Frigerio"
Cosa dicono le confessioni?
Le consulenze hanno evidenziato una serie di patologie psichiche e cognitive di Rosa e Olindo. È vero che, all’apparenza, potrebbero apparire come considerazioni astratte che non portano automaticamente ad una falsa confessione. Ma questa impressione cambia se queste valutazioni vengono unite ai verbali di confessione che hanno evidenziato una pioggia di errori e una faticosissima ricostruzione del fatto.
Molti dubbi anche intorno alla traccia di DNA.
La nuova consulenza propone una serie di quesiti che mettono in dubbio l’analisi svolta durante la fase d’indagine.
Cruciale, all’epoca, risultò essere la testimonianza del sopravvissuto Mario Frigerio. Oggi, invece, sembra essersi tutto ribaltato.
Le nuove perizie manifestano forti dubbi sulla sua condizione cognitiva e, dunque, sulla genuinità del ricordo, alla luce dell’ingente quantità di monossido di carbonio che la povera vittima aveva inalato, a causa dell’incendio appiccato nella palazzina di via Diaz.
Che cosa chiede la difesa di Marzouk?
Abbiamo chiesto di sentire in contraddittorio questi esperti perché, solamente in questo modo, è possibile verificare concretamente se le nuove perizie scientifiche possono portare al proscioglimento dei condannati. Credo che la vittima abbia tutto il diritto di avanzare una richiesta di verità, eventualmente anche per sentirsi dire che i condannati sono effettivamente i colpevoli.
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