Una ragazza ha denunciato il colloquio di lavoro choc a Perugia: l'assurda reazione del datore a una domanda l'ha lasciata interdetta.
In un mondo del lavoro sempre più complesso e sfaccettato, gli annunci di lavoro spesso brillano di promesse ambigue, quasi come miraggi luccicanti all'orizzonte che promettono opportunità senza precedenti. Ma cosa si nasconde davvero dietro a queste descrizioni talvolta criptiche, che sembrano più indovinelli che vere e proprie offerte di lavoro? La realtà, come molti candidati scoprono a loro spese, può essere sorprendentemente differente dalle aspettative, trasformando quello che sembrava un sogno in un'avventura kafkiana.
La storia che stiamo per raccontarvi è un viaggio attraverso l'assurdità di certi processi di selezione, un aneddoto che sfiora il confine tra il surreale e il comico. Immaginate una giovane ragazza, armata di CV, che si presenta a un colloquio per quello che sembra essere un lavoro d'ufficio salvo, poi, scoprire l'amara verità. Quando la nostra protagonista osa chiedere qualche dettaglio in più sulle specifiche mansioni del ruolo proposto, la reazione del datore di lavoro supera ogni più fervida immaginazione. Non stiamo parlando di una semplice risposta evasiva, ma di un'esibizione così stravagante da lasciare interdetti.
Colloquio di lavoro a Perugia, la reazione del datore alla domanda della candidata
La protagonista di questa storia si chiama Rosy, una giovane ragazza che ha denunciato la sua disavventura in un gruppo su Facebook dedicato agli annunci di lavoro ambigui. La ragazza ha raccontato di aver partecipato a due colloqui di lavoro, il primo dei quali molto ambiguo. L'azienda di Perugia, stando alle parole del responsabile, è alla ricerca di un'addetta alle vendite e una persona al front office. L'impresa vende scaldabagni per conto di terzi. "Vieni domani alle 8:30", le dice il responsabile al colloquio. Rosy, però, torna a casa con un sacco di domande perché ha fiutato qualcosa di strano.
L'indomani, quindi, non appena arriva in ufficio chiede di parlare con il responsabile. "Ma per caso il lavoro consiste nelle vendite porta a porta?", è la domanda semplice e diretta di Rosy. Il responsabile, quindi, ha una reazione inqualificabile: si arrabbia, le restituisce il curriculum e dice a Rosy di non essere più interessato. "Non hai capito niente di quello che ti ho detto ieri", si giustifica. "Se ha reagito così, significa che ho fatto bingo", ha scritto la ragazza sui social. Quando il datore di lavoro l'ha accompagnata alla porta dell'ufficio, Rosy si è anche tolta lo sfizio di mandarlo a quel paese. Insomma, questa povera ragazza, oltre ad essere stata trattata male per una domanda legittima, ha anche perso due giorni della sua vita per stare dietro a un'azienda poco seria e trasparente. E voi, avete mai avuto una situazione del genere al colloquio di lavoro?
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