Delitto di Avetrana, Michele Misseri insiste: "Ho ucciso io Sarah Scazzi con la corda in garage"

Delitto di Avetrana, Michele Misseri: "Ho ucciso io Sarah Scazzi". L'uomo parla in esclusiva a Storie Italiane, il testo dell'intervista trasmessa su Rai 1

Un caso che ha sconvolto l'Italia nel 2010: il delitto di Avetrana. Sarah Scazzi aveva 15 anni quando è stata uccisa nel comune della provincia di Taranto, in Puglia. Per la morte dell'adolescente, sono state condannate all'ergastolo Cosima Serrano e Sabrina Misseri, rispettivamente zia e cugina della vittima. Otto, invece, gli anni di reclusione inflitti a Michele Misseri, zio di Sarah, in prigione per occultamento di cadavere e inquinamento delle prove. Ed è di lui che in questi giorni la cronaca torna a parlare, per il suo ritorno nella sua casa di Avetrana, proprio lì dove è avvenuto l'omicidio di sua nipote. Di cui lui, dopo tutti ormai quasi 24 anni, continua a dirsi colpevole.

Misseri è stato intervistato a Storie Italiane, programma di Rai 1 condotto da Eleonora Daniele. Un'intervista nel corso della quale l'uomo, oggi 69enne, ha continuato a raccontare la sua versione dell'assassinio di Sarah Scazzi. Descrivendo nel dettaglio una dinamica da lui sempre sostenuta, ma che dagli inquirenti è stata invece del tutto smentita. Misseri dice di aver ucciso lui la nipote: una strenua difesa, forse, della sua famiglia.

Delitto di Avetrana, Michele Misseri: "Ho ucciso io Sarah Scazzi"

"La prima cosa, voglio chiedere perdono a Sara. Non volevo ucciderla, non so quel giorno cosa mi ha preso. Ero col portone aperto, dovevo andare a lavorare. Sara scende, non sapevo che Cosima aveva detto a Sara che non doveva suonare al citofono. Magari fare uno squillo col telefono a Sabrina, ma non sapevo questa cosa. Sara scende, io ero inca***to. Le ho detto: "Vattene”, ma lei non se ne andava. Ricordo che l’ho sollevata, l’ho presa di spalle per farla andare via. Nel sollevarla, forse, le ho fatto male, così lei mi ha dato un calcio all’indietro nelle parti intime. E lì ho sentito un dolore che mi è andato alla testa: non ci ho visto più. Ho preso la corda, ma non ricordo come. Quando è suonato il cellulare, Sara forse ce l’aveva in mano, è cascato per terra"

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Michele Misseri nell'intervista a Storie Italiane


"Non ho visto chi era che chiamava: l’ho scoperto dopo che era Sabrina. Quando ho mollato la corda, lì mi sono presa paura: non sapevo cosa fare. Ho buttato nel cassonetto la corda e le scarpe, in quel momento dove far sparire tutto. Il rimorso mi è venuto quando ho buttato il cellulare nel fuoco, da cui dopo l’ho tolto".
L’uomo, quindi, continua a raccontare di essere l’unico e solo assassino di Sarah Scazzi.

"Quel giorno veramente mi stavo ammazzando. Il telefono è stata l’ultima cosa che ho fatto trovare, volevo essere scoperto ma avevo paura. Non sapevo come mi dovevo far scoprire. Il rimorso era chiuso dentro di me. Facevo trovare le cose a poco a poco, volevo farmi scoprire ma non riuscivo. Era un pezzo di corda che avevo in garage. Mi volevo ammazzare, mi stavo prendendo il veleno. Ma mi sono detto: se ti ammazzi, Sarah non la trova nessuno".

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