Negli anni '80 una donna di nome Marianne Bachmeier passò - a modo suo - alla storia per aver sparato otto colpi di pistola verso un uomo che aveva prima violentato e poi ucciso sua figlia.
La voglia di vendetta è un sentimento umano che non ha mai conosciuto crsii nel corso dei secoli. In ogni periodo storico ci sono episodi di violenza generati dalla voglia di rivalsa di un essere umano verso un altro. Non è un caso che moltissimi film siano incentrati proprio su questo sentimento. Oggi vi raccontiamo la storia di una donna che ha ucciso l'assassino di sua figlia. Sono eventi inusuali ma non rari. Quello che rende eccezionale la storia di Marianne Bachmeier è il luogo in cui si è consumato l'omicidio: un'aula di Tribunale.
Prima di raccontarvi l'episodio, però, è bene fornire un contesto. Marianne Bachmeier è la figlia di un membro delle SS, che lasciò la madre quando Marianne era una bambina. A 16 anni rimase incinta ma pochi giorni dopo la nascita decise di affidare il bambino ad un'altra famiglia. Rimase incinta nuovamente a 18 anni e poche settimane prima del parto, fu stuprata. Decise di non tenere il secondo figlio, dandolo in affidamento proprio come il primo. Nel 1973 rimase incinta per la terza volta di Anna, che infine scelse di tenere. È lei la bambina tristemente protagonista della storia di Marianne.
La storia di Marianne
Un giorno qualunque, quando Anna aveva sette anni, lei e sua madre litigarono e la bambina decise di non andare a scuola. Girando da sola per le strade della sua città, fu avvicinata da un uomo di 35 anni, di professione macellaio. Quest'ultimo, che si chiamava Klaus Grabowski, la convinse ad andare a casa "a giocare con i gatti". Qui, però, la violentò e poi la uccise. Posizionò il cadavere in uno scatolo, che lasciò sulla riva di un fiume. La sua allora fidanzata lo denunciò alla Polizia e dopo il ritrovamento del corpo senza vita della bambina iniziò il processo. Il 6 marzo del 1981, il giorno del primo incontro in Tribunale, Grabowski si trovò per la prima volta faccia a faccia con Marianne Bachmeier. L'uomo, nei giorni precedenti, aveva rilasciato dichiarazioni clamorose, accusando la bambina di "averlo sedotto".
Erano gli anni '80 e non esistevano controlli di sicurezza efficienti come quelli moderni. In qualche modo, "mamma Vendetta" riuscì a portare con sé una pistola nel Tribunale. Appena gli fu abbastanza vicina e il 35enne si girò di schiena, la estrasse sparando otto colpi verso di lui. Sette di questi lo colpirono in varie parti del corpo e l'uomo morì quasi immediatamente. È stato ed è ancora oggi uno dei casi di cronaca nera più discussi in Germania. Gran parte dell'opinione pubblica si schierò dalla sua parte. La sentenza definitiva è di sei anni di carcere, anche se di fatto la donna ne ha scontati solo tre. Nella 'seconda vita' è stata sposata con un uomo ghanese per cinque anni, dal 1985 al 1990. In quell'anno si trasferì in Italia, a Palermo. Qui scoprì di avere un tumore al pancreas e tornò in Germania per provare a guarire, senza successo. Il 17 settembre del 1996 "mamma Vendetta" morì in un ospedale di Lubeck, sua città natale.
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