“Fate attenzione a questo aeroporto: i prezzi del cibo sono 10 volte più alti rispetto al centro città”

Pochi mesi fa l’inserto L’Economia del Corriere della Sera ha mostrato un dato sorprendente: l’aeroporto più costoso al mondo per mangiare non si trova negli Stati Uniti, né nel Nord Europa, né in Svizzera. Il primato spetta alla Turchia, più precisamente al modernissimo e trafficatissimo aeroporto di Istanbul. Una notizia che ha fatto discutere viaggiatori e addetti ai lavori, soprattutto perché parliamo di un Paese sicuramente a forte vocazione turistica ma con un costo della vita nettamente più basso rispetto a città come Singapore o Shanghai.

Per capire come si arrivi a prezzi così fuori scala, basta osservare ciò che ha documentato Leonard Berberi, corrispondente del Corriere, durante un giro di alcune ore all’interno del gigantesco scalo turco. Il suo racconto, estremamente concreto, mostra una situazione che va ben oltre il classico rincaro da aeroporto.

Aeroporto di Istanbul: perché è considerato il più caro del mondo

Nell’aeroporto di Istanbul transitano ogni giorno circa 220 mila persone. Una cifra enorme, che rende lo scalo un vero mondo a sé. Tra questi corridoi Berberi nota da subito qualcosa di insolito: una semplice porzione da 90 grammi di “Lasanga Bolonese” venduta a 24,5 euro. Non lire turche: euro. Ed è solo l’inizio.

Un croissant salato può costare da 14,5 a 17,5 euro. Una brioche vuota viene proposta a 6,5 euro, mentre quella con mandorle arriva a 10 euro. Le insalate oscillano tra 13 e 17,5 euro. E una bottiglia di Efes – la birra più diffusa in Turchia – che nel centro di Istanbul costa circa 1,5 euro, nello scalo viene venduta a 17,5 euro, con un rincaro pari a oltre il 1.000%. Secondo diversi passeggeri intervistati, il motivo principale non riguarda la qualità, ma l’assenza di alternative: quando hai fame, mangi ciò che trovi. E quello che trovi costa cifre che raramente si vedono altrove.

Il problema non si limita ai bar più appariscenti. Anche spostandosi verso i gate o cercando zone “meno turistiche”, i prezzi rimangono incredibilmente alti. Una bottiglietta d’acqua S. Pellegrino da 25 cl può costare 6 euro, una confezione di sushi con 14 pezzi viene proposta a 35 euro e un croissant con Emmenthal supera i 15 euro.

Nemmeno i fast food internazionali, solitamente i più convenienti negli aeroporti, rappresentano una via di fuga. Un Big Mac da McDonald’s costa 21,5 euro, mentre il menu “Doppio quarter pounder”, che negli Stati Uniti si trova a 13 euro, allo scalo di Istanbul arriva a 25,3 euro. Da Burger King, un semplice Whopper viene venduto per 22 euro.

Un altro caso eclatante: i prezzi dell’aeroporto di Hanoi

Le sorprese non finiscono in Turchia. Anche l’aeroporto di Hanoi, capitale del Vietnam, sta attirando critiche dopo il video del content creator Alex Werdel, che ha messo a confronto i prezzi fuori e dentro lo scalo della città. La prima stranezza riguarda l’uso del dollaro americano per indicare i prezzi, nonostante ci si trovi in Vietnam. Un piatto di pho speciale con carne di Wagyu arriva a 21 dollari (circa 18 euro). Versioni più semplici del piatto costano comunque tra 11 e 16 dollari, mentre in centro città si trovano per 1,50 dollari.

Una ciotola di Pho in aeroporto ad Hanoi costa circa 10€, mentre in centro è facile trovarla a 1.50€
Una ciotola di Pho in aeroporto ad Hanoi costa circa 10€, mentre in centro è facile trovarla a 1.50€

Il celebre Banh Mi, simbolo dello street food vietnamita, costa 8 dollari in aeroporto contro 1 dollaro in città. E un espresso venduto a 6 dollari risulta incomprensibile in un Paese dove il caffè è una specialità nazionale e nei locali tradizionali non supera spesso i 60-70 centesimi. Werdel sottolinea un altro aspetto cruciale: lo stipendio quotidiano medio di molti vietnamiti non raggiunge gli 8 dollari. Per questo motivo la presenza di prezzi così alti, soprattutto in un aeroporto nazionale, genera ulteriore sorpresa e discussione tra locali e turisti.

Secondo diverse testimonianze, la spiegazione più plausibile riguarda una combinazione di fattori: aree commerciali gestite da grandi operatori, concessioni molto costose, scarsa concorrenza e la certezza che i passeggeri, prima o poi, dovranno acquistare qualcosa. In alcuni aeroporti, inoltre, le aree internazionali presentano prezzi molto più alti rispetto a quelle dedicate ai voli domestici. Quello che emerge è un quadro chiaro: chi vola da alcuni scali deve prestare attenzione e, quando possibile, organizzarsi in anticipo. Per il portafogli, può fare un’enorme differenza.