“A 30 anni, dopo un’esperienza all’estero, sono tornata a vivere a casa dei miei, da disoccupata”, il motivo

Rosie Mesa ha trent’anni, un master in Turismo e una lunga esperienza lavorativa all’estero. Dopo dieci anni tra Dublino e Londra, ha deciso di tornare nella sua città natale, Valencia. La sua storia, raccontata in un’intervista a La Vanguardia, è quella di una generazione che ha cercato fortuna fuori e oggi si ritrova a fare i conti con un ritorno tutt’altro che semplice.

Dai sogni universitari alla vita londinese

Tutto è cominciato quando Rosie, allora studentessa di Turismo, partì per l’Erasmus in Irlanda. Quell’esperienza di libertà e indipendenza la spinse a sognare qualcosa di più grande. Dopo la laurea e un master, scelse Londra come nuova meta. Nella capitale britannica iniziò come hostess in un hotel di lusso, imparando la disciplina e la professionalità che caratterizzano il settore dell’ospitalità inglese.

I primi anni furono duri: “Arrivai a condividere una stanza di 35 metri quadrati con tre persone e pagavo 400 euro al mese”, ricorda. Poi, lentamente, la situazione migliorò. Con il tempo riuscì a trovare un appartamento con il suo compagno, ungherese, ma il prezzo da pagare era alto: oltre 1.900 euro al mese per vivere vicino al centro. “In quella città tutto costa di più: la vita, le emozioni, perfino la solitudine”, racconta.

La ricerca di nuove opportunità

Londra le insegnò una lezione fondamentale: le occasioni vanno cercate, non aspettate. Tra eventi, networking e incontri fortuiti, Rosie riuscì a reinventarsi più volte. Dalla ristorazione passò al settore educativo, e da lì al mondo audiovisivo, che durante la pandemia si rivelò la sua vera vocazione. Trovò lavoro in un’agenzia di produzione e, per la prima volta, si sentì vicina a ciò che amava davvero.

Ma la capitale britannica non era più quella di un tempo. Dopo la pandemia e con l’effetto Brexit, la città si fece più dura e chiusa. “Con Brexit è cambiato tutto: la sensazione di appartenenza è svanita”, spiega. Anche i costi di vita aumentarono a dismisura, rendendo quasi impossibile risparmiare.

Il ritorno in Spagna e lo shock culturale

Nel 2025, un lutto familiare la spinse a tornare a casa. Dopo tre anni di ricerche infruttuose per lavorare da remoto, Rosie decise di lasciare Londra. “Mi sentivo in un posto dove non ero felice e ho deciso di tornare a casa”, ammette. Tuttavia, il rientro in Spagna non fu affatto semplice. Con un curriculum internazionale e anni di esperienza, si ritrovò disoccupata. “Mi dicono che sono troppo qualificata. In Inghilterra l’esperienza vale oro, qui sembra quasi un ostacolo.”

Rosie Mesa e il post in cui annuncia le difficoltà relative a tornare a casa dopo sette anni all'estero
Rosie Mesa e il post in cui annuncia le difficoltà relative a tornare a casa dopo sette anni all’estero

Nel frattempo, il costo della vita nella sua città era esploso. “Quando studiavo pagavo 180 euro per una stanza. Oggi, nella stessa zona, non scendi sotto i 1.200 per un monolocale”. Una situazione che l’ha costretta a fare un passo indietro: tornare a vivere con i genitori. “È stato strano, ma anche necessario. È la realtà di tanti della mia generazione.”

Ricominciare da zero (di nuovo)

Oggi Rosie cerca di costruirsi una nuova carriera nel mondo dello spettacolo e della televisione. Ha partecipato al programma Agárrate al sillón e sta preparando nuovi progetti. “Non avrei mai pensato che la vita mi portasse qui, ma ogni passo, anche quello difficile, aveva un senso.”

Nonostante le difficoltà, mantiene un atteggiamento positivo. “Tornare è stato un duro colpo, ma anche una possibilità di reinventarmi”. Per lei, il ritorno non è una sconfitta, ma la tappa naturale di un percorso di crescita personale. “Ho imparato che tornare non significa fallire, ma capire cosa vuoi davvero”.

Rosie non scoraggia chi vuole provare l’esperienza all’estero, ma invita a farlo con realismo. “Non si risparmia tanto come si pensa, si è spesso soli, e se ti ammali non c’è nessuno. Se lo accetti, sarà una grande esperienza”. Consiglia di informarsi bene prima di partire e di non idealizzare troppo la vita fuori: “Lavorare all’estero può aprirti la mente, ma non sempre il portafoglio.”