Tra le meraviglie che sembrano appartenere solo a luoghi remoti e misteriosi, ce n’è una che si trova sorprendentemente in Italia. È l’unico Moai al di fuori dell’Isola di Pasqua, e sorge nel cuore della Tuscia, a Vitorchiano, in provincia di Viterbo. A raccontarlo, con immagini di repertorio e in inglese per rivolgersi a un pubblico più ampio, è stato il content creator Alessandro Tofani, che su Instagram ha mostrato questo incredibile legame tra l’Italia e una delle civiltà più affascinanti del Pacifico.
Il mistero e il fascino dei Moai di Rapa Nui
L’Isola di Pasqua, o Rapa Nui come la chiamavano gli abitanti di un tempo, è una remota isola vulcanica nel Pacifico meridionale, appartenente al Cile ma geograficamente molto più vicina alla Polinesia francese. È famosa in tutto il mondo per i suoi Moai, le imponenti statue monolitiche scolpite tra il XIII e il XVI secolo. Se ne contano quasi 900, e rappresentano gli antenati divinizzati della popolazione locale. Le loro teste enormi, dai tratti severi e ieratici, sono diventate un simbolo universale di mistero e spiritualità.
Il sito più celebre dell’isola è Ahu Tongariki, dove quindici Moai guardano l’oceano da un piedistallo di pietra vulcanica, testimoni silenziosi di una civiltà che seppe scolpire la roccia e il tempo stesso. Per molti, ammirarli è un’esperienza che confonde il confine tra archeologia e leggenda.
Da Rapa Nui alla Tuscia: un legame scolpito nella pietra
Ed è proprio questa magia che rivive a Vitorchiano, un borgo medievale tra i più suggestivi d’Italia. Qui, tra vicoli di peperino e scorci che sembrano usciti da un quadro, si trova l’unico Moai originale al di fuori dell’Isola di Pasqua. Non una copia, non una ricostruzione turistica: una vera opera scolpita nel 1990 da undici artigiani dell’isola, appartenenti alla famiglia Atan, discendenti diretti degli antichi scultori di Rapa Nui.
Gli Atan arrivarono nel Lazio per realizzare questa scultura come dono d’amicizia tra due culture lontane ma unite dal rispetto per la pietra, la memoria e la tradizione. Lavorarono il grande blocco di peperino grigio con le stesse tecniche dei loro antenati: scalpello, martello e una precisione che trasforma la roccia in anima. Il risultato è un Moai alto oltre sei metri, imponente e sereno, che oggi domina una piazza del borgo come un guardiano del tempo.
Perché il Moai di Vitorchiano è unico al mondo
Il Moai italiano è più di un monumento: è un simbolo di fratellanza culturale. Non esistono altre statue al di fuori dell’Isola di Pasqua create da mani indigene Rapa Nui. A Vitorchiano, la famiglia Atan riprodusse fedelmente le proporzioni e l’espressione tipiche dei Moai originali, ma con un tocco di riconoscenza verso il paese che li ospitava. È un’opera viva, scolpita per restare nei secoli, come le sue “sorelle” dell’Oceano Pacifico.

Il legame tra Rapa Nui e Vitorchiano è stato sancito da una cerimonia solenne, in cui gli artigiani hanno intonato i canti tradizionali e benedetto la statua secondo i riti polinesiani. Un gesto che ha trasformato quel momento in un evento storico, testimoniato anche da video e fotografie oggi conservate nell’archivio comunale.
Visitare Vitorchiano: il borgo di pietra che profuma di leggenda
Chi visita Vitorchiano scopre un luogo che sembra sospeso nel tempo. Le case in pietra, le scalinate e gli archi medievali creano un’atmosfera intima e autentica. Il Moai svetta poco fuori dal centro storico, circondato da un paesaggio verde e silenzioso, perfetto per una sosta fotografica o semplicemente per godere del fascino di un incontro tra mondi lontani.
Il borgo fa parte dell’associazione I Borghi più belli d’Italia e offre una delle vedute panoramiche più suggestive della Tuscia. Chi si ferma qui non trova solo un pezzo di Rapa Nui, ma un simbolo di come l’arte e la tradizione possano superare ogni distanza.
Oggi, grazie anche a content creator come Alessandro Tofani, questo luogo è tornato alla ribalta sui social, incuriosendo viaggiatori e appassionati di storia. E chissà: magari proprio da qui partirà il vostro prossimo viaggio alla scoperta di un’Italia ancora capace di stupire, una pietra alla volta.
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