Cento curve strettissime per 16 ore di viaggio: ecco dov’è la strada peggiore al mondo e perché viene percorsa.
Le strade del mondo riflettono la varietà del territorio e del livello di sviluppo delle regioni. Quelle diritte, tipiche delle pianure, garantiscono scorrevolezza e sicurezza, mentre le vie montane, ricche di salite e tornanti, richiedono maggiore attenzione ma regalano panorami spettacolari. Nei centri urbani prevalgono viali e arterie trafficate, affiancati da strade di quartiere più strette e sinuose, spesso adattate al tessuto cittadino. Nelle zone rurali o isolate, invece, dominano percorsi sterrati o irregolari, segno di un contatto diretto con la natura. Pur offrendo paesaggi spettacolari e avventure indimenticabili, queste strade esigono sempre cautela: la loro bellezza si accompagna a sfide e rischi che ne rendono il viaggio affascinante ma impegnativo.
Uno dei percorsi più impegnativi è quello che porta a Lhasa, la capitale del Tibet. Come rivelano i travel creator Sara Rimondi e Lorenzo Amorosi, di @thetravelization, la strada 318 è una delle strade peggiori al mondo, se non addirittura la peggiore. È, però, l’unica strada che porta a Lhasa da terra, dato che l’unico altro modo per arrivarci è in aereo. Gli esperti viaggiatori sono partiti da Litang, in Cina, dopo aver esplorato l’Altopiano tibetano nel Western Sichuan, e da lì non potevano prendere voli o raggiungere aeroporti. Per raggiungere Lhasa, da lì, ci vogliono più di due giorni di viaggio.
Questa è la strada peggiore al mondo: 100 curve strettissime
La difficoltà di questo percorso si vede sin dall’inizio: i travel creator hanno, infatti, dovuto percorrere ben 100 curve strettissime, una dopo l’altra. Già dopo le prime venti curve, risulta complicatissimo continuare il percorso. Oltre alla difficoltà delle curve, risulta ancora più difficile percorrerle perché si è a 4500 metri sul livello del mare: oltre i 4.500 metri l’aria si fa rarefatta e l’ossigeno scarso, causando affaticamento, fiato corto e mal di montagna. Ogni passo diventa più pesante, rendendo il viaggio un’autentica sfida fisica e mentale. Il viaggio si è rivelato estenuante fin dal primo giorno: nove ore di auto, di cui ben sette trascorse tra curve di montagna interminabili, dove ogni tornante sembrava identico al precedente. Il secondo giorno avrebbe dovuto essere più agevole, con ‘sole‘ sei ore di tragitto previste, ma una chiusura improvvisa della strada per lavori di emergenza ha bloccato ogni possibilità di avanzare.

Poiché esiste un’unica via di collegamento, non restava che attendere, fermi in fila con tutti gli altri viaggiatori. Il risultato, hanno rivelato, è stato un arrivo in hotel dopo dieci ore di viaggio, tra stanchezza e disorientamento. Se tutto procede come previsto, l’ultimo giorno porta altre cinque ore di strada per raggiungere finalmente Lhasa, la meta tanto desiderata ma conquistata a caro prezzo. È importante sottolineare che un percorso così impegnativo non è adatto a tutti, e anzi non è consigliato: i turisti solitamente lo evitano, preferendo esplorare una sola area del Tibet, come l’altopiano orientale da Chengdu o la regione autonoma partendo direttamente da Lhasa, un’opzione di gran lunga più sicura e sostenibile. Risulta interessante, però, scoprire che esiste una strada così impegnativa, e che questa è l’unica da percorrere per raggiungere una capitale come Lhasa.
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