Kathleen Turner e Sting, ma anche Gabriele Ferzetti e Renato Scarpa, sono nel cast di quello che è stato il primo lungometraggio italiano girato in alta definizione: il film è disponibile su RaiPlay, ed è una vera chicca.
“Giulia e Giulia” del regista italiano Peter Del Monte, oggi disponibile su RaiPlay, è un film del 1987 che intreccia introspezione psicologica, romanticismo e un linguaggio visivo innovativo. È considerato un’opera pionieristica sia per le sue atmosfere psicoanalitiche sia per la sperimentazione tecnologica, che ne ha fatto un punto di riferimento nella storia del cinema europeo. La protagonista, Giulia (Kathleen Turner), è una giovane americana la cui vita viene sconvolta in modo drammatico quando, il giorno delle nozze a Trieste, il marito Paolo (Gabriel Byrne) muore in un incidente d’auto.
Sei anni dopo, la donna tenta di ricostruire una quotidianità fragile e solitaria, ma un improvviso evento la trascina in una dimensione ambigua, dove il confine tra realtà e immaginazione si dissolve. Qui Giulia vive due esistenze parallele: in una, Paolo è vivo e insieme hanno un figlio. Nell’altra, è sola e tormentata dal dolore. Questa doppia percezione la spinge verso un abisso interiore, dominato dal senso di colpa e dalla nostalgia. Nel corso di questa deriva emotiva, la donna incontra Daniel (Sting), un fotografo colto e appassionato che le offre una possibilità di rinascita. Tuttavia, la loro relazione, intensa e distruttiva, la conduce progressivamente verso un epilogo tragico, segnato da un omicidio e dal successivo isolamento della protagonista in una clinica psichiatrica.
Su RaiPlay, un film italiano importantissimo con Kathleen Turner e Sting
Il cast è una delle componenti più affascinanti del film, grazie al perfetto equilibrio tra interpreti internazionali e italiani. Kathleen Turner dà vita a una Giulia fragile e magnetica, capace di esprimere con lo sguardo la lacerazione di una mente divisa. Sting, nel ruolo di Daniel, costruisce un personaggio complesso, in bilico tra desiderio e autodistruzione, che diventa lo specchio delle illusioni della protagonista. Gabriel Byrne interpreta Paolo con una doppia presenza – vivo e morto, reale e immaginato – che incarna il tema della perdita e della memoria. Accanto a loro, Gabriele Ferzetti, Angela Goodwin, Lidia Broccolino e Renato Scarpa offrono un contributo solido, radicando l’opera in un contesto autenticamente italiano.

“Giulia e Giulia” è ricordato anche per un primato tecnico assoluto: è stato il primo film della storia, italiano e non, girato in alta definizione (HD), grazie al sistema Sony HDVS. La lavorazione avvenne su supporto video analogico ad alta risoluzione (1125/60i), con una definizione doppia rispetto agli standard televisivi del tempo, e venne poi riversato su pellicola 35mm per la distribuzione cinematografica. Questa scelta pionieristica derivava dal desiderio di esplorare un nuovo linguaggio visivo, capace di offrire immagini più nitide e colori più fedeli, oltre a ridurre i costi di produzione. Il risultato fu un esperimento audace che anticipò di anni la rivoluzione digitale nel cinema europeo e mondiale, mostrando le potenzialità espressive di una tecnologia allora appena nata.
Un film innovativo, ma anche affascinante
Oltre all’innovazione tecnica, il film rappresenta una profonda riflessione sul lutto, sulla memoria e sull’identità. La sceneggiatura e la regia si muovono tra sogno e realtà, restituendo il senso di smarrimento di una donna intrappolata in un mondo mentale che si disgrega. La città di Trieste, con le sue luci taglienti e i suoi silenzi sospesi, diventa un personaggio a sé, simbolo del confine tra vita e morte, ragione e follia. L’atmosfera, cupa e insieme visionaria, amplifica la sensazione di sospensione che accompagna ogni scena, rendendo l’esperienza dello spettatore quasi onirica.
“Giulia e Giulia” non è un film perfetto, ma è un’opera che affascina per coraggio e originalità. Unisce un approccio psicologico raffinato a un esperimento visivo rivoluzionario, aprendo la strada a tematiche che saranno poi rese popolari da opere successive come Sliding Doors. Guardarlo oggi su RaiPlay significa riscoprire un tassello fondamentale del cinema d’autore italiano ed europeo. Un film che parla di perdita e illusione, di realtà parallele e desiderio di ricominciare, e che rimane, a distanza di decenni, un raro esempio di cinema visionario e tecnologicamente anticipatore. Per tutti questi motivi, consigliamo di guardarlo su RaiPlay, soprattutto in occasione della Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo, che si celebra, come ogni anno, il 27 ottobre.