Una nota avvocata rivela l’errore del datore di lavoro, che può permettere al dipendente di trasformare il proprio contratto a tempo determinato in un indeterminato.
Il contratto a tempo determinato rappresenta una forma di lavoro subordinato caratterizzata da una durata stabilita in partenza e da una precisa data di scadenza. Diversamente, il tempo indeterminato non prevede un termine finale e assicura una maggiore stabilità, essendo risolvibile solo con dimissioni o licenziamento. Il tempo determinato viene utilizzato soprattutto per coprire esigenze temporanee delle aziende e può essere prorogato o rinnovato entro i limiti fissati dalla legge, generalmente pari a 24 mesi. La legge impone quasi sempre la forma scritta, che deve riportare con chiarezza la scadenza e le motivazioni. In mancanza di questa condizione, il rapporto si trasforma automaticamente in indeterminato, con tutte le relative tutele.
Rispetto al contratto stabile, quello a termine offre minore sicurezza, poiché cessa in modo naturale alla scadenza, salvo interruzioni per giusta causa o dimissioni. Non consente rinnovi illimitati e prevede garanzie più ridotte, mentre il tempo indeterminato assicura tutele più ampie come indennità e trattamento di fine rapporto. Fondamentale resta la firma di entrambe le parti, che conferma l’accordo sulle condizioni e sulla durata. Anche proroghe e rinnovi devono essere formalizzati con un atto scritto e sottoscritto, indicante la nuova data di fine. Senza questa formalità, il contratto si considera convertito ope legis in indeterminato.
L’errore del datore del lavoro che può trasformare il contratto a tempo determinato in un indeterminato: ecco di cosa si tratta
Ed è proprio nella necessità del contratto di essere scritto, che sta la chiave di quanto scriviamo in questo articolo. Come spiegato dall’avvocata Silvia Pettineo, nota esperta di diritto del lavoro, coloro che lavorano a termine ma non hanno firmato il nuovo contratto, per colpa del datore di lavoro, possono ottenere un contratto a tempo indeterminato. Se, da una parte, lavorano in nero, possono fare causa per ottenere il riconoscimento del rapporto subordinato a tempo indeterminato. Se, invece, come nel caso di cui parliamo in questo articolo, lavorano effettivamente con contratto a termine, ma il datore non gli ha fatto firmare nulla, i dipendenti possono farsi riconoscere il contratto a tempo indeterminato.

Questo, spiega l’esperta, in quanto, se il contratto non è scritto, la clausola limitativa è nulla. Essendo la clausola limitativa nulla, il rapporto di lavoro si tramuta in un indeterminato. Ovviamente, non bisogna aver firmato il contratto nemmeno successivamente alla data d’inizio del rapporto, ad esempio firmando dopo con la data retrodatata, né alcun documento equipollente, e cioè simile al contratto, come l’Unilav. Se non dovessero essersi verificati queste situazioni, l’esperta consiglia di rivolgersi a un legale esperto di diritto del lavoro: in questo modo, si potrà cercare di ottenere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Visualizza questo post su Instagram