Valeria Golino torna al cinema con La Gioia, il film italiano che scuote Venezia.
Tra i titoli più attesi dell’82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, La Gioia si prepara a lasciare il segno. Diretto da Nicolangelo Gelormini, il film sarà presentato nella sezione autonoma delle Giornate degli Autori, in concorso come unico titolo italiano selezionato. Una presenza che non passa inosservata, anche grazie al grande ritorno di Valeria Golino in un ruolo potente e doloroso, capace di scuotere coscienze e riaprire domande irrisolte.
La pellicola prende le mosse da un fatto di cronaca che aveva colpito profondamente l’opinione pubblica: l’omicidio di Gloria Rosboch, insegnante piemontese assassinata nel 2016 da un ex allievo, dopo essere stata illusa da promesse d’amore e una vita nuova. La Gioia non si limita a ricostruire l’accaduto, ma lo rielabora attraverso l’ispirazione teatrale di Se non sporca il mio pavimento, testo scritto da Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori. Da lì, Gelormini e i suoi sceneggiatori, lo stesso Scarpinato, Benedetta Mori, Chiara Tripaldi e il regista, tracciano un racconto che va oltre la cronaca, immergendosi nei meccanismi più contorti del legame tra vittima e carnefice.
Valeria Golino a Venezia: il caso di cronaca che ha sconvolto l'Italia
A dare volto alla protagonista è Valeria Golino, attrice simbolo del cinema italiano, che torna con un’interpretazione carica di forza e fragilità. Al suo fianco, Saul Nanni nel ruolo dell’ex studente, Gelsomina Trinca, Francesco Colella e Betti Pedrazzi. Un cast scelto con cura, che affronta il testo con profondità e rispetto, evitando derive morbose e cercando piuttosto l’autenticità di emozioni complesse. Il regista Nicolangelo Gelormini, già acclamato per Fortuna, conferma la sua cifra stilistica: uno sguardo visionario, mai freddo, capace di restituire verità senza rinunciare a una forte impronta autoriale. La fotografia di Gianluca Palma gioca con i contrasti e le ombre, mentre il montaggio di Chiara Vullo costruisce una tensione crescente, sorretta dalla scenografia curata da Eugenia F. Di Napoli e dai costumi di Antonella Cannarozzi.
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Le riprese, effettuate tra Torino e Roma, offrono un contesto urbano realistico che fa da contrappunto alla dimensione più intima e psicologica della storia. La Gioia è un film che non cerca il facile effetto, ma scava. Interroga. Si muove sul filo sottile tra fiducia e manipolazione, amore e inganno. Rende visibile ciò che spesso rimane sommerso: il bisogno disperato di essere visti, creduti, amati. La scelta di raccontare questa vicenda con rispetto e profondità emotiva restituisce dignità a una vittima troppo spesso dimenticata dietro la cronaca nera.

L’attesa per la presentazione veneziana è alta, anche perché la pellicola rappresenta una delle poche produzioni italiane ad accedere al concorso delle Giornate degli Autori. Un segnale forte per un’opera che unisce ambizione artistica e impegno civile. Non è un film comodo, La Gioia, ma necessario. La presenza di Valeria Golino, intensa e consapevole, è la garanzia di una narrazione che non lascia indifferenti. Il cinema, in fondo, serve anche a questo: a far luce sulle zone d’ombra. A restituire senso dove tutto sembra perduto. La Gioia, nonostante il titolo, non racconta la felicità. Ma ci ricorda quanto sia fragile, e quanto valga la pena difenderla.