Gli uomini d’oro: un film da riscoprire con Edoardo Leo, un successo da vedere tutto d'un fiato.
Un sogno che sfuma, una pensione che si allontana e la tentazione di cambiare vita con un solo, rischioso colpo. "Gli uomini d’oro", film diretto da Vincenzo Alfieri e uscito nel 2019, non è solo un crime-noir ispirato a una rapina realmente accaduta. È un racconto amaro e cinico su desideri infranti, occasioni perdute e scelte disperate. Un viaggio negli abissi della mente di uomini comuni che decidono di sovvertire le regole, provando a piegare il destino con le loro mani.
Nel corso della storia, scopriamo che siamo a Torino nel 1996. La città grigia, industriale e in pieno fermento post-manifestazioni di piazza, diventa teatro di un crimine audace. Luigi, interpretato da Giampaolo Morelli, lavora come autista di un furgone portavalori. Non è un delinquente, ma un uomo stanco. Vuole andare in pensione, trasferirsi in Costa Rica e dimenticare anni di routine. Ma la riforma Dini gli spezza le ali, spostando avanti l’età pensionabile. L’unica via d’uscita diventa il crimine. C'è anche un film da vedere con Luca Argentero e Leo, assolutamente da vedere.
Il film su RaiPlay con Edoardo Leo: un successo da riscoprire
Con Morelli Insieme a lui entrano in gioco altri personaggi, ognuno con le proprie frustrazioni e i propri conti in sospeso. Luciano, un amico di vecchia data; Alvise, il collega in crisi, interpretato da un sorprendente Fabio De Luigi in un raro ruolo drammatico; e infine Nicola, detto “Il Lupo”, un ex pugile burbero e magnetico, portato sullo schermo da Edoardo Leo con intensità e presenza scenica. Il film si struttura in tre capitoli distinti: "Il playboy", "Il cacciatore" e "Il lupo". Tre prospettive diverse per raccontare lo stesso intreccio, tra punti di vista che si sfiorano, si scontrano e si tradiscono. Una narrazione frammentata ma ben orchestrata, che rende l’intreccio avvincente e stratificato.
Non si tratta di semplici rapinatori, ma di uomini disillusi, ciascuno alla ricerca di un riscatto personale. Il crimine, in questo contesto, diventa quasi una risposta esistenziale. La regia di Vincenzo Alfieri, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, dimostra ambizione e consapevolezza. Ispirandosi ai migliori “heist movie” internazionali, da Guy Ritchie a Quentin Tarantino, Alfieri riesce a mescolare atmosfere cupe con tratti di umorismo nero e sottile ironia. Non dimentica mai la radice italiana del racconto, riportando a galla quella commedia sociale tipica del nostro cinema, dove il confine tra disperazione e comicità è labile.

L’aspetto più interessante del film è forse proprio questo: raccontare una storia criminale con l’anima di un dramma sociale. Dietro ogni pistola c’è un mutuo non pagato, dietro ogni piano c’è una vita che si sgretola. Non sono professionisti, non sono eroi, e di certo non sono modelli. Sono uomini normali spinti oltre il limite. Non mancano dettagli gustosi per gli appassionati: i nomi dei protagonisti sono un omaggio a celebri calciatori torinesi del passato, come Luigi Meroni o Luciano Bodini. Un tocco nostalgico che rafforza l’identità del film e lo lega ancora di più al contesto urbano e culturale della Torino di fine anni '90.
Perché vale la pena vederlo
La pellicola ha ricevuto una candidatura ai Nastri d’Argento e ha partecipato al Noir in Festival. Il pubblico l’ha accolta con curiosità, premiandone l’originalità e il coraggio. La critica si è divisa: da un lato c’è chi ne apprezza l’ibridazione di generi, la fotografia cupa e la scelta di raccontare la vicenda con tre punti di vista. Dall’altro, c’è chi ha percepito una certa indecisione nel tono, come se il film oscillasse tra noir e commedia senza mai scegliere del tutto.
Eppure è proprio questa ambiguità a renderlo affascinante. "Gli uomini d’oro" non vuole essere un film di genere puro, ma un esperimento narrativo e visivo che punta a restituire complessità a una vicenda realmente accaduta. Non offre facili morali, né finali consolatori. Mostra come il crimine possa nascere dalla normalità, come dietro la facciata di ogni uomo si possa nascondere un potenziale trasgressore.
Edoardo Leo offre una prova intensa e fisica, dando al suo "Lupo" una forza brutale ma anche un dolore latente. Accanto a lui, Fabio De Luigi sorprende per profondità, dimostrando una versatilità spesso poco esplorata. Giampaolo Morelli, con la sua inquietudine trattenuta, chiude il trio con una performance efficace. Uscito sale il 7 novembre 2019, "Gli uomini d’oro" ha incassato circa 848.000 euro, un risultato discreto per un film che punta più alla sostanza che al botteghino. Con una durata di 110 minuti, si impone come una delle proposte più interessanti del panorama crime italiano degli ultimi anni.