"In Giappone l'acqua in aeroporto costa pochissimo": l'incredibile scoperta di un italiano

Un italiano, turista in questo e anche influencer, in Giappone ha scoperto che l'acqua in aeroporto costa veramente molto poco: ecco quanto e perché.

Una bottiglia d’acqua da mezzo litro a meno di un euro. In Giappone è possibile, persino nei luoghi dove tutto costa di più: gli aeroporti. Un turista italiano, appena atterrato all’aeroporto di Tokyo, ha raccontato con stupore la sua esperienza. Entrato in un distributore automatico per cercare qualcosa da bere, ha notato il prezzo della bottiglietta: 100 yen. Circa 0,70 centesimi. Per chi è abituato ai prezzi europei, soprattutto quelli gonfiati dei terminal, si tratta di un piccolo shock culturale. Ma com'è possibile che in uno degli aeroporti più trafficati del mondo l’acqua costi così poco? La risposta è più complessa di quanto sembri, e svela una differenza profonda tra due modelli culturali e commerciali.

Giappone, italiano scopre il costo dell'acqua in aeroporto: è veramente bassissimo

Il turista e influencer che ha scoperto il costo dell'acqua, specie negli aeroporti, è conosciuto sui social come @luigigramma. Quest'ultimo, tra l'altro, ha anche provato un gelato tra i più famosi in Italia e ne è rimasto piacevolmente colpito. In Giappone l’acqua è considerata un bene primario, accessibile a tutti. Quella del rubinetto è sicura, controllata e spesso servita gratuitamente nei ristoranti. Niente caraffe imbottigliate a prezzi spropositati: basta chiedere e arriva, fresca e potabile. Di conseguenza, la vendita di acqua in bottiglia non è mai diventata un’occasione per fare business selvaggio, nemmeno in aeroporto. Anche i costi di distribuzione e gestione sono molto più contenuti. I distributori automatici, diffusissimi in tutto il Paese, rappresentano un canale efficiente e poco costoso per la vendita di prodotti essenziali.

acqua giappone aeroporto
L'acqua nell'aeroporto in Giappone, dal profilo di @luigigramma

Niente negozi di lusso, niente intermediari da pagare a caro prezzo. Inoltre, non esistono forti monopoli né strategie speculative sul bene acqua. La logica giapponese privilegia l’accessibilità e la praticità, anche nei luoghi in cui il turista è più vulnerabile. In Europa, invece, lo scenario è completamente diverso. Basta entrare in un qualsiasi duty free per rendersene conto: una bottiglietta d’acqua può superare facilmente i 3 euro. Nella maggior parte dei casi non si tratta neanche di marchi premium o comunque di bottiglie di una maggiore grandezza. Le stesse da 0,5 litri che in Giappone costano meno di un euro, da noi diventano un piccolo lusso da aeroporto.

Le cause della differenza di prezzi

Le cause? Tante e tutte ben radicate. I canoni di affitto per gli spazi commerciali negli aeroporti europei sono tra i più alti in assoluto. I negozi, per poter operare, devono pagare royalties che arrivano fino al 30% delle vendite. Questo si traduce in un rincaro automatico su ogni prodotto, acqua inclusa. A questo si aggiunge l’effetto collaterale delle norme di sicurezza introdotte dopo l’11 settembre. Le restrizioni sui liquidi nel bagaglio a mano hanno trasformato la bottiglia d’acqua in un bene introvabile oltre i controlli, creando una vera e propria bolla. I passeggeri, non potendo portare da casa ciò che desiderano, sono costretti a comprare in aeroporto, spesso a qualsiasi prezzo.