"Palazzina LAF" conquista RaiPlay: il film italiano rivelazione di Michele Riondino e pluripremiato ora tra i più visti in Italia.
Dopo il debutto in prima serata su Rai 1 lo scorso 28 giugno, Palazzina LAF è approdato su RaiPlay, dove ha subito scalato le classifiche fino a entrare nella top 10 dei contenuti più visti della piattaforma. Un risultato che parla chiaro: il film diretto e interpretato da Michele Riondino ha colpito nel segno. Tra tutti i titoli italiani attualmente disponibili, è già il più visto. Un traguardo che conferma quanto la pellicola abbia saputo toccare il pubblico con forza, raccontando una storia drammatica e ancora troppo poco conosciuta.
Ma cosa rende Palazzina LAF un film da non perdere? La risposta sta nella sua potenza narrativa, nel coraggio della messa in scena e nella scelta di affrontare uno dei casi più emblematici di mobbing aziendale nella storia recente del nostro Paese. Rai, tra l'altro, sta mandando in onda, in prima serata, alcuni tra i titoli più belli in assoluto, specie per le sue produzioni.
Palazzina LAF su RaiPlay: il film italiano pluripremiato è già nella top 10
La vicenda si ispira a fatti realmente accaduti all’ILVA di Taranto alla fine degli anni ’90, ed è tratta dal libro Fumo sulla città di Alessandro Leogrande. Un'opera che, già sulla carta, portava con sé tutto il peso di una verità scomoda. La trasposizione cinematografica non tradisce l’intensità del racconto originale, ma anzi la amplifica con immagini crude, dialoghi essenziali e un'atmosfera sospesa tra grottesco e drammatico.
La storia si apre nel 1997, a Taranto. L’acciaieria ILVA è in piena crisi, tra piani di ristrutturazione e forti tensioni sindacali. Caterino Lamanna, interpretato da Michele Riondino, è un operaio semplice, che sogna un futuro più stabile con la sua compagna Anna. Quando i vertici dell’azienda gli propongono di diventare delatore tra gli operai “dissidenti”, Caterino accetta, convinto di ottenere in cambio un miglioramento della propria posizione. Chiede di essere trasferito nella cosiddetta Palazzina LAF, credendo si tratti di un ufficio di prestigio.

La realtà, però, è ben diversa. Quella palazzina, che in realtà sta per Laminatoio a Freddo. è un vero e proprio reparto di isolamento, una struttura-lager dove finiscono i lavoratori considerati scomodi. Qui, gli impiegati non hanno mansioni. Passano le giornate nel nulla, privati della loro dignità, nella speranza che si dimettano o accettino il demansionamento. È la cronaca di un sistema tossico, costruito per annientare psicologicamente le persone. Un girone infernale che il film mostra senza censure, ma con un linguaggio cinematografico capace di restituire la complessità di ogni scelta, anche quella apparentemente più vile.
Riondino al suo debutto alla regia: un grande successo
Riondino, al suo debutto alla regia, riesce a coniugare impegno civile e stile grottesco, richiamando alla memoria il miglior cinema di Elio Petri. La sua regia non giudica, ma osserva. Fa parlare i volti, i silenzi, i piccoli gesti. Al fianco del protagonista troviamo un cast di altissimo livello: Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Anna Ferruzzo, Paolo Pierobon, tutti perfettamente calati nei rispettivi ruoli. Ogni interpretazione contribuisce a costruire un racconto corale, dove il dramma individuale diventa specchio di un sistema malato. Il successo della pellicola non si è fatto attendere. Tre David di Donatello, cinque Nastri d’Argento e un’accoglienza entusiasta da parte della critica.

Forse il vero traguardo è arrivato ora: essere tra i titoli più visti su RaiPlay dimostra che Palazzina LAF ha trovato il suo pubblico. Non solo tra gli appassionati di cinema d'autore, ma anche tra chi vuole capire meglio cosa sia accaduto davvero in quella palazzina, simbolo di un’epoca e di una ferita ancora aperta. Girato tra Taranto, Massafra e lo stabilimento ex Lucchini di Piombino, il film restituisce un ritratto autentico del sud industriale degli anni ’90. Non ci sono artifici né abbellimenti, solo realtà. Una realtà scomoda, che oggi trova finalmente il suo spazio nella memoria collettiva grazie a un’opera intensa e necessaria.