Su RaiPlay una magnetica Lunetta Savino: la storia di una rinascita tutt'altro che banale

Su RaiPlay c'è un film da riscoprire con Lunetta Savino: una storia di rinascita, tutt'altro che banale, con un risvolto intrigante. Nella puntata di Belve, andata in onda ieri, 27 maggio, l'attrice ha rilasciato una potente intervista.

Nella serata di ieri, 27 maggio 2025, Lunetta Savino ha conquistato il pubblico con la sua intervista a Belve, da Francesca Fagnani. L'attrice, come spesso accade nel talk show di Rai 2, ha mostrato tanti aspetti di sé, parecchi anche inediti. Non tutti sanno che su RaiPlay c'è un film da recuperare e che vale la pena vedere. Una storia di rinascita sicuramente fuori dal comune. Si può cambiare, migliorare, anche quando il dolore sembra soffocare ogni respiro, anche quando la vita ha smesso di offrire promesse.

È questo il cuore pulsante di Rosa, il film drammatico diretto da Katja Colja e uscito nelle sale italiane nel 2019. Un’opera prima che osa, raccontando una storia di resilienza tutta al femminile con uno sguardo autentico, delicato, mai scontato. A interpretare la protagonista, una sorprendente Lunetta Savino, alla sua prima volta in un ruolo principale al cinema. Un volto noto al grande pubblico per i ruoli televisivi brillanti, qui invece in una prova intensa e misurata che le ha spalancato le porte della critica cinematografica, conquistando premi e candidature di prestigio.

Su RaiPlay il film da recuperare con Lunetta Savino: una storia di rinascita

Rosa ha sessant’anni e vive a Trieste, in un matrimonio spento con il marito sloveno Igor, dopo quarant’anni di vita condivisa e una tragedia mai superata: la perdita della figlia minore, Maja, dispersa in mare durante una tempesta. La sua esistenza è fatta di silenzi, abitudini e dolore. L’ombra del lutto si allunga su tutto, compreso il rapporto con la figlia maggiore, Nadia, che si prepara a sposarsi ma non riesce a scuotere la madre dal torpore emotivo in cui si è rifugiata.

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Lunetta Savino in una scena del film

È solo quando Rosa scopre il segreto inaspettato di Maja che qualcosa si incrina. La figlia, insieme alla parrucchiera Lena, vendeva lingerie provocante e sex toys nel retro di un salone di bellezza. Uno schiaffo alla morale tradizionale, uno shock per una madre cresciuta nella riservatezza e nei tabù. Eppure, invece di chiudersi ancora di più, Rosa sceglie di affrontare quel mondo, di entrarci in punta di piedi, quasi per capire la figlia e forse anche se stessa. Il film mette al centro due temi raramente affrontati nel cinema italiano, soprattutto se riferiti a una donna matura: il lutto e la sessualità. Rosa li intreccia in un racconto che non ha paura di mostrare la fragilità, ma anche il desiderio di riscatto.

Attraverso la riscoperta della sensualità e del corpo, Rosa comincia un cammino di liberazione. Ed è proprio per questo che il film, assume i toni della rinascita, ma senza diventare banale, con tematiche nuove e quasi mai esplorate prima. Il suo passato riaffiora, con l’incontro con Brane, ex socio dei tempi in cui lei era una contrabbandiera tra Italia e Jugoslavia. È come se il presente la costringesse a fare i conti con tutte le versioni di sé che ha messo a tacere. Da madre in lutto a donna riscoperta, da moglie trascurata a individuo desiderante. Il percorso non è facile, ma è autentico. E proprio in questa autenticità risiede la forza del film.

Una regia personale, una fotografia che racconta

Katja Colja, al suo esordio nel lungometraggio, costruisce un racconto intimo e carico di sfumature. La scelta di ambientare la storia a Trieste, sua città natale, non è casuale. I luoghi parlano, si fanno specchio dell’anima dei personaggi. Gli interni freddi e grigi della casa di Rosa contrastano con le tinte calde e accese del salone di Lena, metafora visiva di un passaggio da un mondo spento a uno pieno di possibilità. La macchina da presa osserva senza invadere, accompagna il cambiamento della protagonista senza mai forzarlo. Anche i momenti più delicati, legati alla scoperta dei sex toys, vengono trattati con una leggerezza intelligente, senza scivolare nel grottesco o nel pruriginoso. C’è rispetto, c’è pudore. E c’è una profonda voglia di raccontare la femminilità in tutta la sua complessità.

Lunetta Savino incarna Rosa con una grazia rara. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni silenzio diventa espressione di un dolore trattenuto e di una ribellione silenziosa. La sua è una performance costruita per sottrazione, che arriva dritta al cuore. Non a caso ha vinto il Premio Flaiano per la cinematografia ed è stata candidata come miglior attrice protagonista sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento. Il film ha inoltre ricevuto attenzione anche all’estero, con premi e selezioni al Festival di Shanghai, al Festival del Cinema Sloveno e al K3 Film Festival. Un successo che va oltre i numeri al botteghino, in Italia ha incassato circa 17.800 euro, e si radica nella qualità e nel coraggio di una narrazione fuori dagli schemi. Un'opera, dunque, che mostra la possibilità di ricominciare anche quando ormai sembra troppo tardi. Lo fa, inoltre, con una rara sensibilità. Un piccolo, grande gioiello del cinema italiano che vale assolutamente la pena riscoprire.