In Italia c'è il cosiddetto borgo 'salotto' che sembra uscito da una vera e propria fiaba: ecco dove si trova e soprattutto perché si chiama così. Tutto quello che c'è da sapere su questo meraviglioso posto.
Nascosto tra le colline dorate della Valdichiana Senese, in provincia di Siena, c’è un luogo che sembra uscito da una fiaba. Si chiama Castelmuzio, ma tutti lo conoscono come “il borgo salotto”. Un nome che non è solo un vezzo poetico, ma una dichiarazione d’intenti. Qui ogni angolo è curato con amore, ogni pietra racconta una storia, e ogni dettaglio parla di bellezza e condivisione.
Le radici di Castelmuzio affondano nell’antichità. I primi insediamenti risalgono all’epoca etrusco-romana, come dimostrano importanti ritrovamenti archeologici e una preziosa urna cineraria custodita nel locale Museo d’Arte Sacra. Ma è nel Medioevo che il borgo prende forma, protetto da mura robuste e bastioni, con un’unica porta d’accesso che ancora oggi conserva i segni della sua funzione difensiva, come i piombatoi e i “gangari”.
Il borgo 'salotto', un posto da fiaba in Italia: perché si chiama così
Nel corso dei secoli, Castelmuzio è passato sotto il controllo di potenti famiglie e istituzioni: dai Signori Scialenga di Asciano alla Repubblica di Siena, fino ai Medici, che lo integrarono nel Granducato di Toscana. Ogni passaggio ha lasciato un’impronta, rendendo questo piccolo paese un mosaico di memorie e identità. Il soprannome “borgo salotto” nasce da un’idea semplice ma rivoluzionaria: trasformare il paese in uno spazio accogliente come un salotto di casa, grazie all’iniziativa degli abitanti e dell’associazione “Castelmuzio Borgo Salotto”. Tavolini in ferro battuto, sedute eleganti, scorci curati nei minimi dettagli. Anche i bagni pubblici diventano opere d’arte, con specchi dorati, mobili antichi e mosaici raffinati. A mostrare alcune immagini la creatrice di contenuti conosciuta sui social come @emiliani_a_spasso.
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Questa estetica non è solo decorativa. È un modo per resistere alla decadenza, per affermare la dignità di un luogo e dei suoi abitanti, per promuovere un’idea diversa di comunità. A Castelmuzio la bellezza è un atto politico, un gesto di cura collettiva. Chi arriva a Castelmuzio lo fa per assaporare un’esperienza autentica, lontana dal turismo frenetico e dai cliché. Il belvedere panoramico è uno dei luoghi più suggestivi, da cui lo sguardo si perde tra la Val d’Orcia e la Valdichiana, in un susseguirsi di colline, uliveti e cipressi.

Il Museo d’Arte Sacra custodisce opere di artisti senesi e pezzi unici che raccontano la spiritualità del borgo. La Chiesa di Santa Maria Assunta, con la sua facciata semplice e una moderna vetrata dedicata all’Assunzione, incanta per la sua quieta eleganza. All’ingresso del borgo si incontra la Pietra di San Bernardino, legata alla leggenda secondo cui il santo si sarebbe fermato qui a riposare durante i suoi pellegrinaggi.
Tradizioni e feste che uniscono
Nonostante le dimensioni ridotte, meno di trecento abitanti, di cui solo una quarantina residenti stabili durante l’inverno, Castelmuzio è un paese vivo, che coltiva con orgoglio le sue tradizioni. In giugno, il borgo si anima con “Borghi in Festa”, tra spettacoli, musica e piatti tipici. A luglio, la gara “Appicicchia” celebra i pici, pasta locale fatta a mano, mentre in ottobre si tiene la Festa dell’Olio Novo, con degustazioni e incontri dedicati all’oro verde della Toscana.
Questi eventi non sono pensati per attrarre masse di turisti, ma per rinsaldare il legame tra gli abitanti, per valorizzare le radici, per condividere la cultura del territorio con chi arriva. Castelmuzio è diverso da qualunque altro borgo toscano. Non ci sono negozi di souvenir, banche o uffici postali. La vita qui scorre lentamente, tra saluti sinceri, silenzi ricchi di significato e un senso di pace raro. È un luogo dove si riscopre l’essenziale, dove ogni passeggiata diventa meditazione e ogni tramonto un piccolo rito quotidiano. Un vero e proprio angolo di Toscana autentico, che emoziona fin dal primo sguardo.