Tre cose che non dovrebbe fare il cameriere nei ristoranti, ma che, invece, spesso fa: ecco la rivelazione dell'esperto. Una di queste è davvero comune.
Il cameriere occupa un ruolo cruciale nell’esperienza gastronomica, rappresentando l’anello di congiunzione tra cliente e ristorante. Non è solo una figura operativa, ma il volto stesso del locale, spesso il primo e l’ultimo interlocutore dell’ospite. La sua presenza incide profondamente sulla percezione del servizio e sulla soddisfazione complessiva. Fin dall’accoglienza, accompagna i clienti con discrezione e professionalità, li orienta tra le proposte del menù e suggerisce vini o piatti adeguati. Questo approccio richiede capacità relazionali e una buona conoscenza della proposta gastronomica. Durante il servizio, gestisce ordinazioni e tempistiche, assicurando fluidità e attenzione, anche nei momenti di maggiore affluenza. Cura ogni dettaglio della sala, dal riordino all’apparecchiatura, garantendo ordine e pulizia costanti.
Un cameriere preparato svolge anche un importante ruolo comunicativo, mediando tra sala e cucina, anticipando bisogni e risolvendo eventuali criticità con prontezza. Inoltre, presenta i piatti valorizzandone ingredienti e preparazione, contribuendo alla narrazione del ristorante. Il servizio si conclude con la gestione del conto, fase altrettanto delicata, dove cortesia e precisione rafforzano il buon ricordo dell’esperienza. La professionalità del personale di sala può trasformare un pasto in un momento memorabile, fidelizzando il cliente. Un buon cameriere non si limita a servire: ascolta, interpreta e anticipa, diventando una leva fondamentale per il successo economico del ristorante. Quando è motivato e competente, fa davvero la differenza tra un esercizio qualunque e uno di qualità superiore. Allo stesso modo, però, un cameriere scortese e maleducato può rovinare completamente l'esperienza al ristorante, nonostante la qualità del cibo.
Ristoranti: ecco tre cose che un cameriere non dovrebbe fare quando prende le ordinazioni
Maleducazione e atti chiaramente scortesi a parte, ci sono anche dei gesti che possono sembrare comuni e normali, ma che, in realtà, non lo sono, e che i camerieri non dovrebbero fare, per seguire correttamente la deontologia della loro professione. Tre di questi, sono stati elencati da un noto esperto di tutela dei consumatori, l'avvocato Massimiliano Dona. Una di queste tre è particolarmente comune, ma non dovrebbe essere mai fatta: essa riguarda la presentazione dei piatti fuori menù. Quando propone piatti fuori menù, il cameriere deve sempre indicarne il prezzo, senza lasciare che il cliente lo chieda: ometterlo può generare imbarazzo, minare la fiducia del cliente e compromettere la trasparenza, elemento essenziale per un servizio corretto e rispettoso. Questo, però, non succede spesso, ed è sbagliato.

Anche le altre due cose sono comuni, seppur non quanto la prima. Tra gli atteggiamenti da evitare rientra, ad esempio, la tendenza, ancora diffusa, del cameriere a decidere in autonomia quantità o composizione degli antipasti, con frasi del tipo “Faccio io?”. Questo approccio, seppur informale, sottrae al cliente la libertà di scegliere in base al proprio appetito, gusto o alla sequenza delle portate. Solo chi ordina può valutare cosa desidera davvero. L'ultimo comportamento scorretto, tra quelli elencati da Dona, è quello di porre domande chiuse, che suggeriscono un’unica scelta possibile, come “Acqua liscia o gassata?” oppure “Vino rosso o bianco?”.
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Questo tipo di formulazione, apparentemente innocua, può creare imbarazzo e trasmettere una pressione indiretta. Il cliente deve, infatti, sentirsi libero, anche di non voler vino o preferire acqua di rubinetto, senza percepire giudizio o costrizione. Un buon servizio si distingue non solo per la precisione, ma anche per la capacità di ascoltare e rispettare ogni decisione del cliente, senza condizionamenti impliciti.