NASpI anticipata, l'avviso della commercialista: "In questi casi dovrete restituirla, fate attenzione"

Ecco cos'è la NASpI anticipata e quando potreste doverla restituire: la spiegazione della nota commercialista.

La NASpI anticipata consente di ricevere in un’unica soluzione l’intero importo dell’indennità di disoccupazione. Questa misura è destinata a chi intende avviare un’attività autonoma, costituire un’impresa individuale o sottoscrivere una quota di capitale sociale in una cooperativa con rapporto mutualistico di lavoro. È fondamentale che il soggetto abbia perso il lavoro in modo involontario e abbia già diritto alla NASpI. La richiesta di anticipo deve essere presentata entro 30 giorni dall’avvio della nuova attività o dalla sottoscrizione della quota di cooperativa.

Se l'attività autonoma era stata intrapresa durante il precedente impiego, il termine decorre dalla presentazione della domanda di NASpI. L’istanza può essere inoltrata attraverso il portale INPS, tramite il Contact Center o mediante patronati e intermediari abilitati. La NASpI anticipata rappresenta, quindi, un’opportunità concreta per chi, dopo la perdita dell’impiego, desidera investire in una nuova attività, avendo subito a disposizione tutte le risorse economiche spettanti, senza attendere i pagamenti mensili. Ci sono, però, dei casi in cui chi ha richiesto la NASpI anticipata potrebbe essere costretto a rimborsarla.

NASpI anticipata: ecco i casi in cui potreste doverla restituire, e il caso in cui non è necessario

A parlarne, è stata una nota commercialista, la dottoressa Camilla Vignoli. In particolare, l'esperta ha spiegato che ci sono tre casi in cui potrebbe essere necessario restituire questa indennità. Il primo caso è il più prevedibile: quando un lavoratore apre un'attività imprenditoriale con la NASpI anticipata, ma poi torna a lavorare presso un'azienda, con lavoro dipendente, prima della scadenza dell'indennità di disoccupazione. Anche il secondo caso è prevedibile: bisogna, infatti, restituire la NASpI quando l'attività chiude per scelta dell'imprenditore, prima della scadenza.


Il terzo caso ha luogo, invece, quando, per quanto l'attività resti comunque aperta, l'imprenditore inizi anche un'attività lavorativa con contratto di tipo subordinato. In questo caso, dunque, per quanto l'attività imprenditoriale resti aperta, si dà maggior rilievo al fatto che il richiedente dell'indennità di disoccupazione, ottenuta dopo un periodo lavorativo a contratto subordinato, torni a lavorare come dipendente. Qual è, invece, il caso in cui gli imprenditori richiedenti la NASpI anticipata non devono restituirla, pur chiudendo l'impresa?

NASpI anticipata
Una lavoratrice autonoma al computer.

Quando non bisogna restituirla

L'esperta è chiara anche su questo punto: non bisogna restituire la NASpI anticipata, nel caso in cui l'impresa chiuda per forza maggiore, e, dunque, non per la volontà dell'imprenditore, né per problemi imputabili a quest'ultimo. Tra le cause di forza maggiore, si citano le calamità naturali, gli incendi e le restituzioni sanitarie, ad esempio per il COVID. Queste saranno, chiaramente, più difficili da dimostrare all'INPS, in quanto la loro entità dovrà essere tale da rendere impossibile procedere con il lavoro autonomo.