Una nota fiction Rai che ha fatto il boom di ascolti questa stagione arriva direttamente su Netflix: un grande colpo.
Dopo aver conquistato il pubblico di Rai 1 con un mix di emozione, storia e musica, Belcanto è pronta a vivere una seconda vita su Netflix. A partire da aprile, tutti gli otto episodi della fiction saranno disponibili in streaming, offrendo a chi se l’è persa, o a chi vuole riviverla, l’opportunità di immergersi ancora una volta nell’atmosfera travolgente dell’Ottocento italiano e nel mondo affascinante e spietato dell’opera lirica.
Su Netflix arriva una famosa fiction Rai: ecco quando esce
La fiction Rai Belcanto, sarà su Netflix a partire dal 17 aprile, con tutti gli episodi disponibili in streaming. Diretta da Carmine Elia, Belcanto ha debuttato su Rai 1 il 24 febbraio 2025, tenendo incollati allo schermo milioni di telespettatori fino al gran finale andato in onda il 17 marzo. In un panorama televisivo sempre più saturo di storie contemporanee o crime, questa fiction ha rappresentato una vera boccata d’aria fresca, riportando in primo piano il potere del melodramma e della narrazione storica.

L’ambientazione nell’Italia dell’Ottocento non è solo un pretesto estetico, ma si trasforma in un elemento vivo e pulsante del racconto. Si vedono i suoi contrasti sociali, le rigide gerarchie e le prime scintille dell’emancipazione femminile. Al centro della storia c’è Maria Cuoio, interpretata da una intensa Vittoria Puccini, donna coraggiosa e resiliente. Decide di cambiare radicalmente la sua vita per proteggere le sue figlie. Antonia (Caterina Ferioli) e Carolina (Adriana Savarese), devono subire la violenza del marito, Iginio Cuoio (Antonio Gerardi). La fuga da Napoli e l’approdo a Milano rappresentano un vero spartiacque per la famiglia. Sarà per loro anche anche l’inizio di un nuovo percorso nel competitivo e crudele universo del teatro lirico.
Questa operazione rappresenta anche un importante riconoscimento per le produzioni italiane, dimostrando che quando si investe su storie originali, fortemente identitarie e ben realizzate, i confini nazionali non sono più un limite. Anzi, il fascino dell’opera lirica, unito a un racconto familiare e universale, potrebbe portare Belcanto a imporsi come uno dei titoli italiani più apprezzati anche all’estero. Con un possibile seguito all’orizzonte e il crescente interesse del pubblico, Belcanto non è solo una fiction di successo. La si può vedere come un vero e proprio esperimento riuscito di narrazione culturale. Le emozioni sembrano cantare più forte delle parole e ora tocca proprio Netflix amplificarne la voce.
Il canto come arma di riscatto e sopravvivenza
Belcanto non è solo un dramma familiare. È anche un racconto di formazione e resistenza, dove la musica, e in particolare il canto lirico, diventa metafora di libertà. In un mondo in cui le donne erano costrette al silenzio, le protagoniste trovano nella loro voce un’arma potente per affermarsi, per esistere. Le prove da affrontare non sono poche: rivalità tra cantanti, gelosie, sacrifici personali e tradimenti, tutti resi con una regia elegante e un’attenzione particolare alla fotografia e alla messa in scena. Durante la messa in onda su Rai 1 si è mantenuta sempre intorno al 20% di share, un ottimo risultato.
Il cast, molto ampio e ben assortito, ha saputo rendere credibile l’affresco corale che la serie propone. Oltre a Puccini, Ferioli, Savarese e Gerardi, spiccano le interpretazioni di Carmine Recano nel ruolo del compositore Domenico Bernasca e Giacomo Giorgio nei panni del misterioso Enrico De Marchi. Ancora ci sono Vincenzo Ferrera nei panni del Maestro Crescenzi, Andrea Bosca nel ruolo di Giacomo Lotti. Infine, Andreas Pietschmann che presta il volto al Principe Richter. Il pregio di Belcanto è proprio quello di riuscire a fondere diversi registri narrativ. Vediamo il patriottismo del Risorgimento, la passione tragica del teatro e la formazione personale delle protagoniste.
L’opera lirica, che funge da cornice e cuore pulsante della trama, diventa anche un linguaggio universale che racconta l’ambizione, la sofferenza, l’amore e la lotta per l’autodeterminazione. Non sono mancate alcune critiche, in particolare rivolte a certi momenti di eccessiva teatralità nella recitazione. O anche quelle per gli snodi narrativi talvolta prevedibili, ma il pubblico ha risposto con entusiasmo. Merito anche della colonna sonora coinvolgente e dell’accuratezza nella ricostruzione storica. Ha infatti permesso agli spettatori di immergersi in un’epoca lontana ma ancora sorprendentemente attuale nei suoi conflitti.