Un noto commercialista italiano ha spiegato che esiste una data fissa per ricevere lo stipendio: da cosa dipende e perché.
In Italia, la determinazione dello stipendio è disciplinata da un intreccio normativo che coinvolge tanto la legislazione statale quanto la contrattazione collettiva di settore. Non esiste un salario minimo legale valido per l’intero territorio nazionale e per tutte le categorie professionali. La materia è, invece, regolata, nella prassi, dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), strumenti pattizi stipulati tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le associazioni dei datori di lavoro. La legge italiana, pur non fissando un salario minimo generale, sancisce un principio fondamentale all’articolo 36 della Costituzione. Esso stabilisce che il lavoratore ha diritto a una retribuzione “proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Tale garanzia, tuttavia, assume concretezza operativa attraverso le previsioni contenute nei CCNL.
I contratti collettivi rappresentano dunque il principale riferimento per la definizione dei minimi retributivi. Essi variano da settore a settore, in base a parametri quali l’inquadramento professionale e l’anzianità di servizio. Inoltre, possono prevedere aumenti periodici, scatti di anzianità e indennità non assorbibili, elementi che contribuiscono a innalzare la retribuzione rispetto ai valori minimi tabellari. Nel caso del CCNL Commercio, rinnovato nel 2023, si osservano minimi retributivi mensili lordi distinti per livello. Il livello Q, riservato ai quadri aziendali, corrisponde, per esempio, a un minimo di 1.896,64 euro al mese. Il livello 1, relativo agli impiegati direttivi, prevede invece una retribuzione minima di 1.708,49 euro. Questi valori sono da intendersi lordi e costituiscono la base su cui calcolare ulteriori elementi della retribuzione.
Stipendio: non tutti sanno che esiste una data fissa, ecco i dettagli
A proposito delle regole che riguardano i contratti e lo stipendio, non tutti sanno che esiste una data fissa per la corresponsione dello stipendio, e che questa è determinata proprio dai contratti collettivi. A parlarne, è stato un noto esperto, il commercialista Giorgio Infantino. L'esperto ha spiegato che la data può essere espressamente prevista nel CCNL. Qualora non fosse prevista esplicitamente, però, esiste una regola generale, che prevede il pagamento della retribuzione, in riferimento a un mese ben specifico, entro la fine del mese stesso, oppure entro dieci giorni dalla fine del mese.

Ciò significa, insomma, che la data fissa può essere stabilita dalla Contrattazione Collettiva Nazionale di Lavoro, ma, se non doveste trovarla, la regola generale stabilisce che la data di versamento dello stipendio di un mese dovrà essere individuata entro dieci giorni lavorativi dall'ultimo giorno del mese. Il consiglio, in ogni caso, è di controllare il proprio CCNL di riferimento, per scoprire se esiste una data fissa e, in caso contrario, ricordare che la data non dovrebbe essere successiva a 10 giorni lavorativi successivi alla fine del mese.
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