Lavoro, se l'azienda paga sempre in ritardo ci si può dimettere e chiedere la NASpI? La spiegazione dell'esperta

Qualora l'azienda pagasse sempre in ritardo i dipendenti a lavoro, questi ultimi potrebbero dimettersi e chiedere la NASpI, oppure non ne avrebbero diritto? Ecco cosa rivela un noto avvocato.

La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego) è un'indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori dipendenti che perdono il posto in modo involontario. Questo sostegno economico aiuta a fronteggiare il periodo senza impiego e favorisce la ricerca di nuove opportunità professionali. Per ottenere la NASpI, il lavoratore deve essere disoccupato involontariamente, aver maturato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi quattro anni e aver lavorato almeno 30 giorni nell'ultimo anno.

L’indennità è riconosciuta in caso di licenziamento, scadenza del contratto o dimissioni per giusta causa. Quest’ultima condizione si verifica quando il rapporto di lavoro diventa insostenibile per motivi gravi, come mancato pagamento dello stipendio, mobbing, molestie o peggioramento delle condizioni lavorative. Anche il trasferimento immotivato può giustificare la richiesta. Per dimostrare la giusta causa, il lavoratore deve fornire prove documentali, come denunce o sentenze, e segnalare all'INPS l’esito della causa. Se il tribunale non riconosce la giusta causa, l’indennità ricevuta dovrà essere restituita.

Lavoro: è possibile dimettersi e richiedere la NASpI se l'azienda paga in ritardo?

Abbiamo parlato del mancato pagamento dello stipendio come uno dei motivi per i quali si possono chiedere le dimissioni per giusta causa. Ma è possibile chiederle anche in caso di un frequente pagamento in ritardo? Il dipendente può, cioè, chiedere le dimissioni per giusta causa, se l'azienda lo paga, ma facendo sempre un notevole ritardo? Ebbene, secondo una nota esperta, l'avvocato Wanda Falco, la risposta è affermativa. L'esperta spiega, in effetti, che il mancato pagamento della retribuzione è un inadempimento talmente grave, da non consentire la prosecuzione, nemmeno provvisoria, del rapporto di lavoro. In questo caso, infatti, c'è comunque una perdita involontaria del lavoro, perché il dipendente avrebbe voluto continuare a lavorare presso quell'azienda, ma si è trovato nell'impossibilità di farlo, perché riceveva sistematicamente lo stipendio in ritardo.

Ritardo Naspi
La risposta affermativa dell'avvocato. (Fonte: Instagram - @avv.wandafalco).

C'è, però, un 'ma'. L'avvocato spiega, infatti, che, per chiedere le dimissioni per giusta causa, bisogna provare la sussistenza delle cause per le quali si chiedono le dimissioni. Per farlo, il dipendente dovrà dimostrare di non aver assunto un atteggiamento accondiscendente nei confronti dei continui ritardi del datore di lavoro. Quindi, nel momento in cui, da più di due o tre mesi, l'azienda paga il lavoratore in ritardo, quest'ultimo dovrà inviare al datore di lavoro un sollecito di pagamento via PEC, o raccomandata con ricevuta di ritardo. In questo modo, si dimostrerà che i ritardi erano sistematici e che non si era accondiscendenti nei confronti di quella che era diventata, ormai, una prassi aziendale.

 

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