Cosa rischiano i clienti dei supermercati che ricevono il resto sbagliato, durante il pagamento alle casse, e, pur accorgendosene, non avvisano i cassieri dell'errore? Secondo quanto spiega un noto avvocato, molto più di quanto si pensa: ecco tutti i dettagli.
I pagamenti in contanti rappresentano ancora oggi uno dei metodi più diffusi per effettuare transazioni, nonostante la crescente digitalizzazione dei sistemi di pagamento. Il denaro fisico è immediato, non necessita di strumenti tecnologici e garantisce una maggiore privacy rispetto ai pagamenti elettronici. Tuttavia, porta con sé alcune criticità, come il rischio di furti, la difficoltà nella tracciabilità e i limiti imposti in alcuni Paesi per contrastare l’evasione fiscale. In alcuni settori, come i mercati rionali o le piccole attività commerciali, il contante rimane fondamentale, mentre in altri, come l’e-commerce, il suo utilizzo è praticamente nullo. Negli ultimi anni, in generale, molti governi hanno incentivato l'uso di strumenti digitali per aumentare la sicurezza e il controllo delle transazioni, offrendo incentivi per l’uso di carte e app di pagamento.
Il resto, ossia il denaro ricevuto dopo un pagamento in contanti, può sembrare un dettaglio, ma ha implicazioni pratiche e psicologiche importanti. Da un lato, la difficoltà nel reperire monete di piccolo taglio spesso crea disagi nei commercianti, che, in alcuni casi, possono arrotondare l’importo. Dall’altro, ricevere un resto inferiore a quanto dovuto può generare insoddisfazione e minare la fiducia nel venditore. Inoltre, la gestione del resto rallenta le operazioni di cassa, soprattutto in esercizi con un flusso elevato di clienti. In alcuni Paesi, come in Italia, si stanno introducendo soluzioni per ridurre la circolazione delle monete, come l’arrotondamento automatico ai cinque centesimi più vicini.
Supermercati: cosa rischiate se non avvisate chi vi dà il resto sbagliato
A proposito del resto, può capitare spesso che, nel calcolo del resto, i cassieri e le cassiere dei negozi o dei supermercati sbaglino a dare i soldi ai loro clienti, dando un resto più alto o più basso del normale. Spesso, data la confusione, e, magari, l'entità comunque piccola dell'errore, i clienti possono non accorgersene al momento. Ma cosa succede, se i cassieri sbagliano a dare il resto, dando più soldi del dovuto, e i clienti, accorgendosene, non li avvisano, e fanno finta di niente? A rivelarlo, è stato un noto avvocato italiano. In particolare, l'avvocato Giuseppe Di Palo ha spiegato che la domanda non è banale, per due ragioni: prima di tutto, perché gli errori di resto capitano più spesso di quanto si pensi, a volte a vantaggio, e a volte a svantaggio del cliente.
La seconda è che, fino a qualche anno fa, sapere di aver ricevuto il resto sbagliato e chi ce l'ha dato, e far finta di niente, era considerato un reato penale, per il quale si potevano rischiare fino a 2 anni di reclusione. Nel 2016, però, vi è stata la depenalizzazione: da quell'anno, infatti, chi fa finta di niente non rischia più il carcere. Ciò non significa, però, che non rischia niente, anzi. L'avvocato Di Palo, infatti, ha spiegato che, adesso, si prevede una sanzione civile per i 'furbetti' che fanno finta di niente, se il resto ricevuto è più alto del normale.

Qualora il furbetto fosse scoperto, infatti, oltre a restituire i soldi, potrebbe essere obbligato a pagare una multa che va da 100, fino a 8.000 euro. Conviene rischiare di pagare una multa di 8.000 euro, magari solo per aver ricevuto un resto più alto di 50 euro? Evidentemente, no!