Una commercialista spiega l'ultima, importante novità sulla partita Iva: ecco quali somme non saranno più tassate e i dettagli.
Il lavoro autonomo è una forma di impiego in cui il professionista o l’imprenditore opera senza un vincolo di subordinazione nei confronti di un datore di lavoro. A differenza del lavoro dipendente, chi lavora autonomamente gestisce in modo indipendente la propria attività, stabilendo orari, tariffe e modalità operative. Questa categoria comprende sia liberi professionisti (avvocati, medici, ingegneri) sia imprenditori individuali e artigiani. Per svolgere attività autonoma in modo regolare e continuativo, è spesso necessario aprire una partita IVA, un codice fiscale speciale che identifica l’attività economica ai fini fiscali. L’apertura è obbligatoria quando il lavoro non è occasionale e supera i 5.000 euro annui di compensi.
I titolari di partita IVA possono operare con il regime forfettario, che prevede una tassazione agevolata con un'aliquota fissa del 15% (o 5% per le nuove attività), o con il regime ordinario, in cui i redditi sono tassati progressivamente secondo le aliquote IRPEF. La tassazione dei redditi da lavoro autonomo varia in base al regime fiscale scelto. Nel regime ordinario, i redditi vengono tassati con le aliquote IRPEF, variabili dal 23% al 43% a seconda dello scaglione di reddito. Nel regime forfettario, invece, si applica un’aliquota fissa sul reddito imponibile, calcolato forfettariamente in base al coefficiente di redditività dell’attività svolta. Oltre all’IRPEF, il lavoratore autonomo deve versare contributi previdenziali alla gestione separata INPS o a casse professionali specifiche, contribuendo così alla propria pensione futura.
Partita Iva: questi rimborsi spesa non saranno più tassati, ecco di cosa si tratta
A proposito dei contributi previdenziali e delle tasse, c'è una novità importante, a partire dal primo gennaio 2025. A rivelarla, è stata una nota commercialista, la dottoressa Camilla Vignoli. L'esperta, in particolare, ha spiegato che cambiano le regole sui rimborsi spesa: ci sarà, cioè, meno burocrazia, ma saranno necessarie anche nuove accortezze fiscali. Prima di quest'anno, infatti, se un professionista anticipava delle spese, per conto di un cliente, e poi le riaddebitava, queste entravano nel reddito imponibile e, dunque, erano soggette alla tassazione e alla ritenuta d'acconto. Dal primo gennaio 2025, invece, queste somme non faranno più parte del reddito da lavoro autonomo. Si tratta di un importante vantaggio, perché ciò significa che questi rimborsi non saranno tassati, e non subiranno la ritenuta d'acconto.
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Ciò, però, è limitato ad alcune spese, e cioè: le spese sostenute per svolgere un incarico, e riaddebitate in modo analitico al cliente, ma anche le spese per l'utilizzo di immobili condivisi per l'attività professionale e per i relativi servizi. Fate attenzione, però: se il cliente non dovesse rimborsare le spese, queste non potranno essere dedotte subito. Queste spese potranno essere scaricate liberamente, entro la somma dei 2.500 euro, solo se, dopo un anno, il cliente non l'ha rimborsata, o se il cliente è in fallimento o insolvenza, e se il credito risulta prescritto.
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