Le patatine fritte sono uno degli snack più amati al mondo, ma spesso vengono demonizzate per i loro possibili effetti negativi sulla salute.
Secondo il dottor Walter Antonucci, nutrizionista, la questione è più complessa di quanto si pensi e va analizzata nel dettaglio. Uno dei motivi per cui si dice che le patatine fritte fanno male è la presenza di acrilammide, una sostanza che si forma durante la cottura ad alte temperature di alimenti ricchi di amido. È vero che le patatine contengono questa sostanza, ma per avere effetti tossici sull’organismo bisognerebbe assumerne in quantità enormi e costanti nel tempo. In altre parole, il rischio legato all'acrilammide è reale, ma non così allarmante se si consumano patatine con moderazione. Il vero problema di questo alimento, spiega il dottor Antonucci, è il suo elevato contenuto calorico. Durante la frittura, le patatine assorbono grandi quantità di olio, aumentando così il loro apporto di grassi e calorie. Questo è particolarmente evidente nelle patatine dei fast food, che vengono fritte più volte per ottenere una consistenza croccante e uniforme. Il risultato è un prodotto estremamente calorico, con un elevato contenuto di grassi saturi che, se consumato in eccesso, può favorire l’aumento di peso e altri problemi di salute legati al metabolismo.
Anche le patatine surgelate fatte al forno non sono necessariamente una scelta salutare. Molti pensano che cuocerle senza olio le renda meno caloriche, ma la realtà è diversa. Queste patatine sono spesso pre-fritte prima del congelamento, quindi contengono già una quantità significativa di grassi. Cuocerle in forno riduce l’assorbimento di ulteriore olio, ma non elimina del tutto il problema.
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Riutilizzare più volte lo stesso olio fa aumentare il rischio cardiovascolare
Un altro fattore da considerare è la qualità dell'olio utilizzato. Alcuni fast food e ristoranti riutilizzano più volte lo stesso olio, il che può portare alla formazione di sostanze nocive come gli acidi grassi trans, associati a un aumento del rischio cardiovascolare. Friggere in casa permette di scegliere oli più salutari, come l’olio extravergine d’oliva o quello di arachidi, che resistono meglio alle alte temperature e rilasciano meno sostanze dannose. Il dottor Antonucci sottolinea che le patatine fritte non devono essere considerate un cibo da evitare a tutti i costi, ma vanno consumate con consapevolezza. Il loro consumo occasionale non ha effetti negativi significativi sulla salute, purché inserite in una dieta equilibrata. Il problema nasce quando diventano una presenza fissa nella dieta quotidiana.
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Per chi non vuole rinunciare alle patatine fritte, ci sono alcuni accorgimenti che possono renderle più leggere. Friggerle in casa con oli di buona qualità e a temperature controllate aiuta a limitare l’assorbimento di grassi. Inoltre, cuocerle con la friggitrice ad aria riduce notevolmente il contenuto calorico, mantenendo comunque una consistenza croccante e piacevole. Un altro trucco è tagliarle a fette più spesse, poiché assorbono meno olio rispetto a quelle sottili. In conclusione, le patatine fritte non sono un cibo da demonizzare, ma nemmeno un alimento da consumare in modo eccessivo. Con moderazione e qualche accorgimento, possono far parte di un’alimentazione equilibrata senza creare problemi per la salute. Mangiarle occasionalmente e abbinarle a piatti più leggeri e ricchi di fibre può essere un buon compromesso per soddisfare il palato senza esagerare con le calorie.