Attenzione al nuovo requisito per l'accesso alla NASpI: non fate confusione, o rischiate di non poter ottenere l'indennità di disoccupazione. Una nota esperta spiega di cosa si tratta.
La disoccupazione rappresenta una delle sfide economiche e sociali più rilevanti a livello globale. Si verifica quando una parte della popolazione attiva, pur cercando attivamente un impiego, non riesce a trovare lavoro. Questo fenomeno può essere causato da diversi fattori, come crisi economiche, ristrutturazioni aziendali, evoluzione tecnologica o mancanza di competenze adeguate nel mercato del lavoro. La disoccupazione non influisce solo sui singoli individui, ma anche sull'intero sistema economico, riducendo la domanda interna e aumentando i costi sociali legati all'assistenza pubblica. È un problema particolarmente critico tra i giovani e le fasce più vulnerabili della popolazione, che spesso affrontano difficoltà nel reinserirsi nel mondo del lavoro.
Per contrastare gli effetti della disoccupazione, molti Paesi, inclusa l’Italia, offrono indennità economiche per sostenere i lavoratori che hanno perso il proprio impiego. Tra queste, la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è il principale strumento di tutela in Italia. Destinata ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro in modo involontario, la NASpI fornisce un sostegno economico temporaneo. L’importo è calcolato in base alla retribuzione media degli ultimi quattro anni. La sua durata dipende dai contributi versati, fino a un massimo di 24 mesi. Questa misura, pur non risolvendo il problema della disoccupazione, rappresenta un importante strumento di sicurezza economica, offrendo ai beneficiari il tempo e il supporto necessario per cercare un nuovo impiego.
NASpI: ecco il nuovo requisito e come non fare confusione
Nel 2025, con l'articolo 1, comma 171, dell'ultima legge di Bilancio, è stato introdotto un nuovo requisito per accedere alla Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego. Come rivelato dalla dottoressa Sabrina Grazini, nota consulente del lavoro, il requisito è fondamentale per quei lavoratori che si sono dimessi da un precedente lavoro e, poi, sono stati licenziati successivamente dopo un breve periodo. In particolare, spiega l'esperta, se un lavoratore si dimette, cambia lavoro, e successivamente viene licenziato, ha diritto all'indennità di disoccupazione esclusivamente se il secondo rapporto di lavoro ha avuto una durata di almeno 13 settimane.
Visualizza questo post su Instagram
È, dunque, importante non fare confusione. Se, dopo le dimissioni volontarie da un precedente lavoro, si accetta un altro lavoro e si viene licenziati dopo un breve periodo di prova o, comunque, dopo meno di 13 settimane, non si avrà diritto all'indennità di disoccupazione NASpI, pur avendo soddisfatto tutti gli altri requisiti. L'esperta ha, infine, specificato che sono fatte salve le seguenti ipotesi di dimissione dal primo lavoro: le dimissioni per giusta causa, quelle durante maternità o paternità protetta, e le risoluzioni consensuali secondo la legge, garantendo l’accesso alla prestazione come previsto dal decreto legislativo n. 22/2015. In questo caso, non si richiederà il requisito delle tredici settimane per il secondo lavoro.