"Hanno chiesto a me e mio figlio autistico di andare via dalla città con un biglietto di Natale", ma il motivo è terrificante

Un Natale che avrebbe dovuto essere un momento di serenità e gioia si trasforma in un incubo per Jade Lloyd, madre di un bambino autistico. Una lettera anonima, carica di insulti e di odio, chiede a lei e al figlio di lasciare la città, sollevando interrogativi inquietanti su intolleranza e pregiudizio.

Il periodo natalizio è spesso sinonimo di calore, condivisione e gesti di affetto che uniscono famiglie e comunità. Per Jade Lloyd, una mamma di 35 anni residente a Basildon, nell’Essex (Inghilterra), questo Natale è però stato segnato da un episodio inquietante e doloroso. Jade, madre di due bambini, di cui uno autistico non verbale, si è trovata di fronte a un gesto tanto crudele quanto inspiegabile. All’apertura di quello che pensava fosse un normale biglietto di auguri, ha scoperto un messaggio carico di insulti rivolti non solo a lei, ma soprattutto a suo figlio di sette anni, Harrison.

La lettera, anonima, non solo attaccava il piccolo Harrison con termini sprezzanti, ma suggeriva persino che la famiglia dovesse lasciare la città. Questo episodio, riportato dal Sun, non ha solo sconvolto Jade, ma ha anche sollevato domande su chi possa nutrire un tale rancore nei confronti di un bambino vulnerabile e della sua famiglia. La vicenda è stata denunciata alla polizia, lasciando però un alone di paura e incertezza.

Un gesto anonimo che ferisce a pochi giorni dal Natale

Un biglietto di Natale carico di odio verso la famiglia
Si cerca il mittente del biglietto

Jade Lloyd ha raccontato che il biglietto, apparentemente natalizio, conteneva insulti scritti con un linguaggio offensivo e disumanizzante. Il piccolo Harrison, descritto come un bambino dolce e amichevole, è stato definito con termini come “puzzolente” e “stupido”, mentre veniva chiesto esplicitamente di non farlo tornare a scuola dopo le vacanze. La lettera faceva riferimento alla famiglia Lloyd chiamandola la "Famiglia Addams" e suggerendo che sarebbero più adatti a vivere in una caverna piuttosto che in una comunità civile. Per Jade, una madre amorevole e non conflittuale, l’episodio ha rappresentato un vero e proprio shock. Non ci sono stati precedenti che potessero giustificare un gesto così vile, rendendo il tutto ancora più incomprensibile.

Harrison è un bambino autistico non verbale, il che significa che, pur avendo sette anni, ha uno sviluppo cognitivo paragonabile a quello di un bambino molto più piccolo. Jade ha sottolineato come il figlio sia costantemente supervisionato da adulti a scuola e non abbia mai avuto conflitti con altri alunni. Nonostante ciò, il biglietto lasciava intendere un profondo rancore, rivolto verso un bambino che non può nemmeno difendersi da solo. Questo attacco è diventato ancora più personale quando Jade si è resa conto che il mittente anonimo conosceva l’indirizzo della sua famiglia, aumentando il senso di insicurezza.

La reazione di Jade e la denuncia

Jade ha immediatamente denunciato l’accaduto alla polizia e alla scuola frequentata dal figlio. La risposta della scuola è stata di sgomento, ma finora non è stato possibile identificare il colpevole. La madre sospetta che l’autore del biglietto sia un altro genitore della scuola, poiché la calligrafia sembrava troppo ordinata per appartenere a un bambino. Tuttavia, non avendo mai avuto scontri o conflitti con altri genitori, Jade non riesce a individuare un possibile responsabile.

L’episodio ha lasciato una profonda cicatrice emotiva su Jade, che ora vive nella paura di ricevere ulteriori lettere minatorie. Ogni arrivo della posta è accompagnato da un senso di ansia, e Jade si sente costantemente osservata. Questo episodio non solo ha rovinato il clima natalizio della famiglia, ma ha anche minato la sensazione di sicurezza nella propria comunità. Per una madre che ha sempre cercato di proteggere il figlio e di evitare conflitti, trovarsi al centro di un attacco così gratuito e crudele è stato devastante.

Una domanda senza risposta

La questione rimane aperta: chi potrebbe nutrire tanto rancore verso una famiglia che non ha mai causato problemi? L’incertezza su chi sia l’autore di questo gesto vile rende la situazione ancora più difficile da accettare. Per Jade, la domanda più angosciante è perché qualcuno abbia scelto di attaccare un bambino vulnerabile, incapace di difendersi o di rispondere.

Questa vicenda non è solo un episodio di cattiveria individuale, ma una riflessione su come la società tratta le famiglie con bisogni speciali. Jade spera che la sua denuncia possa sensibilizzare altre persone sull’importanza di sostenere le famiglie come la sua, invece di isolarle o, peggio, attaccarle. Le autorità locali stanno indagando, ma il danno emotivo è già stato fatto. In un periodo che dovrebbe rappresentare la solidarietà, questa storia evidenzia quanto possa essere devastante l’intolleranza.