La mancanza dello scontrino non rappresenta la fine della garanzia su un prodotto difettoso. Il Codice del Consumo italiano riconosce la validità di altre prove d'acquisto, come estratti conto, ricevute elettroniche o email. Conoscere i propri diritti è fondamentale per affrontare eventuali controversie con i venditori e ottenere riparazioni o sostituzioni.
Quante volte ci si è ritrovati con un prodotto difettoso pensando: "Peccato, ho perso lo scontrino"? Per molti consumatori, la mancanza di questa piccola ma cruciale prova d'acquisto può sembrare la fine della strada per far valere i propri diritti di garanzia. Grazie a un recente video pubblicato dall’avvocato Angelo Greco sui social, però, è emerso un dettaglio importante che molti ignorano: lo scontrino non è sempre necessario.
Il Codice del Consumo, infatti, stabilisce che per ottenere la riparazione o la sostituzione di un prodotto difettoso è sufficiente fornire una qualsiasi prova d'acquisto. In un’epoca in cui i pagamenti elettronici sono sempre più diffusi, i consumatori hanno a disposizione strumenti alternativi e altrettanto validi per dimostrare di aver effettuato un acquisto, come l’estratto conto bancario.
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Il Codice del Consumo e i diritti del consumatore sulla garanzia
Il Codice del Consumo italiano è chiaro: ogni prodotto acquistato gode di una garanzia legale di due anni. Questa garanzia copre eventuali difetti di conformità del prodotto che si manifestano entro questo periodo. Ma cosa succede se non si dispone più dello scontrino? Secondo l'articolo 132 del Codice, non è necessario presentare lo scontrino fiscale per far valere la garanzia: qualsiasi prova d'acquisto è sufficiente.
Questa prova può essere rappresentata da:
- Estratti conto bancari o della carta di credito che mostrano la transazione.
- Fatture o ricevute elettroniche.
- Comunicazioni email ricevute dal venditore al momento dell'acquisto.
È importante sapere che il venditore non può rifiutarsi di accettare una di queste prove. La legge tutela il consumatore e, in caso di contestazioni, è possibile rivolgersi a un'associazione di consumatori o procedere per vie legali.
Perché conviene pagare con metodi elettronici
Pagare con strumenti elettronici come carta di credito, bancomat o app di pagamento non è solo una scelta comoda, ma anche strategica. Come sottolineato dall’avvocato Angelo Greco, questi metodi creano un’impronta digitale che può essere utilizzata come prova in caso di controversie.
Ad esempio, acquistando un elettrodomestico che smette di funzionare dopo alcuni mesi, la banca o il fornitore della carta può fornire l’estratto conto dove è registrata la transazione. Questo documento, insieme alla descrizione del prodotto acquistato, è sufficiente per dimostrare che si è i legittimi proprietari dell'oggetto difettoso.
Cosa fare se il venditore si rifiuta
Purtroppo, non tutti i venditori sono aggiornati sulle normative o disposti a collaborare. In caso di rifiuto, ecco i passaggi da seguire:
- Mantenere la calma e citare il Codice del Consumo. Spiegare al venditore che l'articolo 132 permette di fornire qualsiasi prova d'acquisto.
- Contattare un'associazione di consumatori. Organizzazioni come Altroconsumo o Federconsumatori possono intervenire per far valere i diritti del consumatore.
- Inviare una raccomandata o una PEC. Se il venditore continua a rifiutarsi, è possibile inviare una comunicazione formale allegando la prova d'acquisto.
- Procedere per vie legali. Come ultima risorsa, si può portare il caso davanti a un giudice di pace. I costi sono contenuti e spesso le controversie si risolvono rapidamente.
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