Una ragazza ha ricevuto un'allettante offerta di lavoro ma gli utenti del web le fanno notare un dettaglio: dove sta la fregatura.
In un'Italia segnata da una crisi occupazionale senza precedenti, dove la speranza sembra sfuggire come sabbia tra le dita, la promessa di un'opportunità lavorativa da casa, lucrativa e flessibile, risuona come il canto di una sirena per molti. In questo contesto, un'offerta di lavoro sembrava spiccare tra le altre, promettendo non solo la tanto agognata stabilità economica , ma anche la libertà di gestire il proprio tempo, lontano dalla frenesia degli spostamenti e dalle rigidità dell'ufficio. Un miraggio, un sogno che per Artemide, una giovane ragazza alla ricerca di lavoro, ha rappresentato un faro di speranza nel grigio mare della disoccupazione e dell'incertezza lavorativa che avvolge l'Italia.
Ma come in ogni storia che si rispetti, anche questa nasconde una piega oscura, un rovescio della medaglia che molti non avevano previsto. Quel che inizialmente sembrava una porta aperta verso un futuro professionale roseo e sicuro, si è presto rivelato essere un'illusione, una trappola ben congegnata che ha lasciato dietro di sé delusione, rabbia e un senso di impotenza. Le truffe lavorative, purtroppo, sono una realtà sempre più frequente nel nostro paese, un fenomeno che si insinua nelle pieghe di una crisi occupazionale che non dà tregua, preda facile di chi, nella disperazione, cerca una via d'uscita.
Il dettaglio dell'offerta di lavoro allettante
Artemide, per fortuna, non ci è cascata e ha chiesto aiuto in un gruppo su Facebook, mostrando le conversazioni con il truffatore. La proposta di lavoro, a una prima occhiata, sembrava davvero molto interessante. Artemide non doveva fare altro che piegare dei documenti secondo un modello prestabilito, imbustarli e spedirli. Ogni mese 2000 documenti. Tutto questo per 1600 euro al mese. Il 'datore di lavoro', inoltre, ha spiegato che c'è anche un anticipo di 400 euro sullo stipendio quando si inizia a lavorare.
Insomma, tutto troppo bello per essere vero. Artemide, allora, ha chiesto maggiori informazioni in un gruppo su Facebook. "Ho capito che c'è qualcosa che non va, ma dov'è la fregatura?", ha domandato. Un utente, quindi, le ha fatto notare un dettaglio. Il truffatore, qualora Artemide avesse accettato, avrebbe chiesto il pagamento del macchinario per imbustare i documenti, senza il quale sarebbe stato impossibile lavorare. Una volta ricevuto il pagamento, sarebbe poi scomparso. Insomma, una truffa ben congegnata nella quale, però, Artemide non è cascata. Non è detto però che qualcuno, magari in una situazione economica disperata, abbia abboccato. Insomma, diffida sempre dalle offerte di lavoro tramite social network!
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