Su RaiPlay, un film italiano che ha fatto incetta ai David di Donatello: c’è anche Fabrizio Gifuni

Tra i film disponibili su RaiPlay, ce n’è uno con Fabrizio Gifuni e Barbara Ronchi, che ha avuto un enorme successo ai David di Donatello del 2024: ecco di quale pellicola parliamo.

Rapito, film diretto da Marco Bellocchio nel 2023 e disponibile su RaiPlay, si ispira al libro Il caso Mortara di Daniele Scalise. L’opera ripercorre la vera vicenda di Edgardo Mortara, bambino ebreo di Bologna che nel 1858 fu strappato alla famiglia dalla gendarmeria pontificia per ordine del Santo Uffizio. Il piccolo era stato battezzato di nascosto dalla domestica cristiana e, secondo la legge pontificia, non poteva essere cresciuto da genitori ebrei. La sua sottrazione scatenò uno scandalo internazionale e aprì una profonda crisi politica e morale nel papato di Pio IX, mettendo in discussione il rapporto tra fede e potere.

Il film ricostruisce la vicenda con un approccio insieme storico e emotivo, intrecciando la denuncia civile alla dimensione intima del dramma. Al centro si trova il conflitto tra dogma religioso e libertà umana, che Bellocchio trasforma in una riflessione sulla manipolazione delle coscienze e sulla violenza di chi crede di agire per un bene assoluto.

Su RaiPlay, un film con Fabrizio Gifuni e Barbara Ronchi: da vedere assolutamente

Fabrizio Gifuni dà corpo a padre Pier Gaetano Feletti, l’inquisitore domenicano responsabile del sequestro del bambino. Il personaggio rappresenta l’inflessibilità della Chiesa ottocentesca, mossa dal convincimento di servire una verità superiore, ma prigioniera di un cieco fanatismo. Barbara Ronchi interpreta Marianna Padovani, madre di Edgardo, donna ferita eppure indomita, simbolo della forza dell’amore materno contro la prepotenza dell’autorità ecclesiastica. Accanto a loro spicca il giovanissimo Enea Sala, che impersona Edgardo con intensità struggente, restituendo la paura e la disorientante frattura interiore di un bambino costretto a scegliere tra due mondi e due fedi. Nel cast figurano anche Paolo Pierobon nei panni di Pio IX, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi e Leonardo Maltese, interprete di Edgardo adulto.

RaiPlay Gifuni David Donatello
Nel film c’è anche Barbara Ronchi.

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, “Rapito” è diventato uno dei titoli italiani più celebrati del 2024. Ai David di Donatello ha ottenuto undici candidature e conquistato cinque premi, tra cui Miglior sceneggiatura non originale per Bellocchio e Susanna Nicchiarelli, oltre a riconoscimenti per scenografia, costumi, trucco e acconciature. Questi successi hanno collocato il film tra i più premiati dell’edizione, insieme a C’è ancora domani di Paola Cortellesi e Io Capitano di Matteo Garrone.

Una parabola sull’infanzia negata

Con “Rapito”, Bellocchio torna a indagare i meccanismi del potere spirituale e politico, mostrando come il fanatismo possa trasformarsi in strumento di dominio e negazione dell’identità. La regia unisce rigore storico e intensità drammatica, grazie a una narrazione sobria ma carica di tensione morale. Le luci, le ambientazioni e la colonna sonora sottolineano il contrasto tra l’austerità del Vaticano e l’umanità ferita della famiglia Mortara, mentre la macchina da presa segue i personaggi con empatia, rivelando le crepe dietro l’apparente certezza della fede. Il film diventa così un atto di memoria e di denuncia, un’indagine sulla cecità del dogma e sull’abuso di potere compiuto in nome della religione. Bellocchio, con questo film, invita quindi a riflettere sulla responsabilità individuale e sul prezzo dell’obbedienza cieca.

La storia di Edgardo Mortara, pur radicata nell’Ottocento, risuona nel presente come una parabola sull’infanzia negata, sull’intolleranza e sulla perdita dell’innocenza. “Rapito” conferma la maturità artistica del suo autore, capace di trasformare un episodio storico in un dramma universale sulla libertà di coscienza. Con l’interpretazione profonda di Pierobon, Gifuni e Ronchi e la sensibilità di Enea Sala, Bellocchio firma un’opera intensa e commovente, che rimane una delle prove più alte del cinema italiano recente.