Rimborso canone di locazione: le quote versate dal datore di lavoro vengono tassate? Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate

In quali casi il rimborso del canone di locazione da parte del datore è da considerare reddito di lavoro dipendente? E in quali casi non concorre alla sua formazione? Ecco il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate.

Oltre alla retribuzione monetaria, i datori di lavoro possono offrire ai dipendenti una serie di benefit aziendali, suddivisi principalmente in fringe benefit e flexible benefit. I primi comprendono strumenti e servizi messi a disposizione direttamente dall’azienda, come buoni pasto, auto aziendale, dispositivi elettronici, rimborsi per utenze domestiche, polizze assicurative o contributi per spese familiari. I secondi, invece, si configurano come pacchetti personalizzabili che il lavoratore può destinare, secondo le proprie esigenze, a servizi quali abbonamenti a trasporti, palestre, assistenza sanitaria o buoni acquisto. Queste forme di compenso accessorio svolgono un ruolo sempre più rilevante perché permettono di migliorare la qualità della vita del dipendente, integrando lo stipendio con vantaggi concreti. In molti casi, inoltre, godono di agevolazioni fiscali, essendo esenti da imposte entro determinati limiti annuali.

Le aziende possono erogare tali benefit in maniera uniforme a tutto il personale oppure selettivamente, in base ad accordi contrattuali o scelte di welfare mirato. Un ambito che ha assunto crescente importanza riguarda il rimborso del canone di locazione. Questo strumento rappresenta un sostegno concreto alla mobilità professionale. Alleggerisce, poi, il peso economico dell’alloggio e migliorando le condizioni complessive di vita del lavoratore, senza incidere sul carico fiscale. Ci sono, infatti, dei casi in cui il rimborso del canone di locazione non va a formare reddito di lavoro dipendente. E, dunque, non viene tassato.

Rimborso canone di locazione: ecco quando non viene considerato reddito di lavoro dipendente

A rivelare quando il rimborso del canone di locazione non viene considerato reddito di lavoro dipendente e, dunque, non viene tassato, è stata l’Agenzia delle Entrate, in un chiarimento reso noto mediante la Posta di FiscoOggi. L’ente ha sottolineato, cioè, che la legge di bilancio 2025, ai commi 386-389, introduce una disciplina specifica sul rimborso dei canoni di locazione. In base a questa norma, le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per l’affitto non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente, e quindi non vengono tassate, se rispettano precisi requisiti. L’esenzione si applica per i primi due anni dalla data di assunzione a tempo indeterminato, entro il limite massimo di 5.000 euro all’anno.

Canone locazione reddito
Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate sul rimborso del canone di locazione.

Per accedere al beneficio, il lavoratore deve aver percepito, nell’anno precedente l’assunzione, un reddito complessivo da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro. È inoltre richiesto che la residenza sia stata trasferita nel Comune in cui si trova la sede lavorativa, con una distanza di almeno 100 chilometri rispetto alla residenza originaria. Queste condizioni, specificate anche nella circolare n. 4/2025, mirano a favorire la mobilità dei lavoratori e a ridurre i costi sostenuti in caso di trasferimento, senza penalizzarli fiscalmente. In questo modo, il rimborso dell’affitto si configura come uno strumento di welfare aziendale mirato. Uno strumento capace di rispondere a esigenze concrete e di rafforzare la capacità delle imprese di attrarre e trattenere risorse qualificate.