Chi concede il proprio appartamento in comodato d’uso deve registrare il contratto, anche se il comodato è gratuito?
La locazione è uno dei contratti più diffusi, soprattutto nel settore immobiliare residenziale e commerciale. Consiste nell’accordo con cui il locatore, generalmente proprietario, concede al conduttore l’uso di un bene in cambio di un canone periodico. La locazione è onerosa e comporta obblighi reciproci: il locatore deve garantire lo stato e la disponibilità dell’immobile, mentre il conduttore deve pagare il canone, curare la manutenzione ordinaria e restituire il bene in condizioni adeguate. Il contratto è consensuale e riguarda beni sia mobili che immobili, anche se nella pratica è soprattutto legato a case, negozi e uffici. È regolato dalla legge e dal Codice civile e, per maggiore tutela, deve essere registrato.
Diverso dalla locazione, è il comodato d’uso: si tratta di un contratto attraverso cui una parte consegna a un’altra un bene, mobile o immobile, affinché lo utilizzi per un tempo o scopo determinato, con l’obbligo di restituirlo. La caratteristica principale è la gratuità: il comodatario non corrisponde alcun pagamento, a differenza della locazione, che implica un canone periodico. Nel comodato, inoltre, la proprietà non si trasferisce, ma resta al comodante, e il bene deve essere restituito nelle condizioni originarie, salvo usura normale. Il comodato d’uso si distingue, dunque, per la sua praticità e sicurezza, offrendo una valida alternativa alla locazione grazie all’assenza di corrispettivo e alla flessibilità nella restituzione del bene, sempre nel rispetto delle condizioni pattuite.
Comodato d’uso gratuito: è necessario comunque registrare il contratto? La risposta dell’Agenzia delle Entrate
La gratuità del comodato d’uso fa sorgere spontanea una domanda: è necessario registrare comunque il contratto, come nel caso della locazione? Alla domanda, posta da un contribuente, mediante la Posta di FiscoOggi, ha risposto l’Agenzia delle Entrate, spiegando che la registrazione del contratto di comodato può essere necessaria anche se l’accordo è del tutto gratuito. L’obbligo dipende dalla forma scelta dalle parti: se il contratto è redatto per iscritto, deve essere registrato entro 30 giorni dalla stipula. Se invece il comodato è verbale, la registrazione diventa obbligatoria solo quando viene richiamato in un altro atto che, per legge, deve essere registrato, come accade ad esempio in un contratto di locazione o in un atto notarile.

L’Agenzia delle Entrate ha, poi, precisato che la registrazione comporta il pagamento di un’imposta di registro fissa di 200 euro, a cui si aggiunge l’imposta di bollo, pari a 16 euro ogni quattro facciate scritte o, comunque, ogni cento righe. L’adempimento può essere effettuato indifferentemente dal comodante o dal comodatario: l’importante è che ciò accada. In questo modo, quindi, anche un contratto senza corrispettivo economico mantiene validità e tutela legale, garantendo certezza nei rapporti tra le parti.