Il film italiano che domina Netflix: è tra i più visti in tempo record

“La città proibita”: il kung-fu incontra Roma nel film italiano che ha conquistato Netflix.

Un kung-fu movie ambientato nel cuore pulsante di Roma. Una storia di vendetta, amore e identità raccontata con lo stile audace di Gabriele Mainetti. La città proibita, da poco approdato su Netflix, è già un successo travolgente: terzo posto tra i titoli più visti sulla piattaforma, e in costante ascesa. Un risultato che non sorprende, vista la potenza visiva e narrativa di questo film, che fonde generi apparentemente distanti in un’unica, magnetica visione. Mainetti, già regista di Lo chiamavano Jeeg Robot, torna a stupire con un'opera che osa e colpisce. Non si limita a raccontare una storia, ma costruisce un mondo. Un noir metropolitano, disponibile dal 9 luglio, che si tinge di melodramma e arti marziali. Affonda le radici nella realtà multietnica dell’Esquilino, quartiere simbolo delle trasformazioni culturali della Capitale.

Su Netflix sta sbancando: il film da  poco aggiunto, ma è già nella top 10

Il film, attualmente, è al terzo posto nella classifica generale di Netflix. La protagonista è Mei, interpretata da una straordinaria Yaxi Liu. Il suo personaggio incarna la forza e la rabbia di chi ha dovuto lottare fin dall’infanzia. Cresciuta nell’illegalità per sfuggire alla politica cinese del figlio unico, Mei arriva a Roma negli anni Novanta in cerca della sorella Yun, scomparsa misteriosamente. Le tracce la conducono al ristorante “La città proibita”, centro nevralgico di traffici illeciti mascherati da cucina etnica, gestito dal sinistro Mr. Wang (Chunyu Shanshan). A incrociare il suo cammino c’è Marcello, giovane cuoco romano con il volto di Enrico Borello, che lotta per salvare il ristorante di famiglia, travolto dai debiti e dall’assenza del padre, scomparso senza spiegazioni. Tra i due nasce un legame fatto di tensione, sospetto, ma anche desiderio e solidarietà. Due solitudini che si riconoscono e si proteggono, in un contesto dominato da violenza e degrado.

Attorno a loro ruotano figure potenti e ambigue. Su tutte Annibale, interpretato da un intenso Marco Giallini, boss della criminalità romana con un passato legato alla famiglia di Marcello. Il suo personaggio incarna il volto oscuro della città, ostile alla crescente presenza straniera nel quartiere. Un antagonista complesso, che non si limita a essere “il cattivo”, ma rappresenta un intero sistema di potere, nostalgia e cinismo. Le sequenze d’azione sono uno dei punti forti del film. Coreografate da Liang Yang, portano sullo schermo duelli spettacolari in stile Kill Bill, senza mai rinunciare al contesto urbano e realistico. I combattimenti non sono mai fini a sé stessi: diventano linguaggio, memoria, espressione di identità. Ogni colpo racconta una storia, ogni scontro è un passo nel viaggio interiore di Mei.

classifica netflix
La classifica su Netflix, i primi due posti dei film più visti

Perché vale la pena vederlo

Il film è un omaggio al cinema di arti marziali, ma anche alla Roma più nascosta, sporca, vitale. Mainetti riesce a far convivere i riferimenti ai grandi classici orientali con l’estetica da poliziesco italiano, echi di Vacanze Romane con atmosfere da graphic novel. Il risultato è un racconto ibrido e vibrante, che parla di migrazione, conflitto culturale e redenzione personale. Anche il cast secondario contribuisce alla forza del racconto: Sabrina Ferilli, nel ruolo della madre di Marcello, offre una prova intensa e malinconica, mentre Luca Zingaretti interpreta Alfredo, figura chiave del passato e custode di segreti familiari.

Girato tra maggio e luglio 2023, con un budget di quasi 17 milioni di euro, La città proibita ha conquistato pubblico e critica. Due Nastri d’Argento su sette nomination confermano l’impatto di un film che non ha paura di sperimentare, osare, mescolare. Un’opera che riflette sul presente, senza retorica né semplificazioni. La Roma di Mainetti è una città ferita, ma ancora capace di accogliere storie nuove. La città proibita è il racconto di un incontro, ma anche di uno scontro. Un film che lascia il segno, capace di far convivere l’eleganza del melodramma con la forza bruta delle arti marziali. Un esempio potente di come il cinema italiano possa ancora reinventarsi, partendo da una realtà che pulsa sotto la superficie. Un film da vedere e assolutamente da sentire.