Su RaiPlay c'è una fiction Rai da recuperare e soprattutto da riscoprire: un vero gioiello nascosto.
Certe storie non finiscono, fanno solo giri immensi e lasciano il segno. È il caso di Chiamami ancora amore, una miniserie italiana andata in onda nel 2021 su Rai 1, ora disponibile su RaiPlay. Sei episodi divisi in tre serate che diventano un unico, grande racconto sull’amore che crolla, sulla famiglia che si scompone e sul dolore che si insinua tra le pieghe del quotidiano. Una fiction che non lascia scampo, capace di coinvolgere e di far riflettere, grazie anche a interpretazioni intense e a una regia che punta dritta al cuore.
Tra i volti di spicco, Claudia Pandolfi firma una delle sue prove più vibranti. Al suo fianco, Greta Scarano e Simone Liberati regalano al pubblico due personaggi complessi e profondamente umani. Lei è Anna, lui è Enrico: una coppia apparentemente come tante, sposata da undici anni e con un figlio di nome Pietro. Eppure, dietro la facciata, la crepa è già lì. E quando Anna decide di porre fine al matrimonio, tutto esplode.
La fiction Rai da recuperare subito: un vero gioiello su RaiPlay
La narrazione di Chiamami ancora amore, si apre proprio con quella decisione che cambia ogni cosa. Anna non ce la fa più a vivere una vita che sente sterile, fatta solo di rinunce. Enrico, invece, è ancorato alla semplicità, a quel tipo di normalità che considera stabilità. La separazione, però, non è pacifica, tutt’altro. Quello che si scatena è un vortice di rancore, accuse, silenzi, manipolazioni. In mezzo, il piccolo Pietro, spettatore e vittima di una guerra senza esclusione di colpi.

Il grande merito di questa serie è quello di non schierarsi mai. Nessun buono, nessun cattivo. Solo esseri umani feriti, imperfetti, che sbagliano tentando di salvarsi. Anna non è una madre perfetta, Enrico non è un padre ideale. Vedremo, nel corso della fiction che entrambi combattono, anche quando non si rendono conto che a pagare il prezzo più alto è il figlio. Ed è proprio attorno a lui che ruota l’indagine affidata a un’assistente sociale, incaricata di valutare chi dei due possa garantire un futuro più sano al bambino.
La regia di Gianluca Maria Tavarelli accompagna il racconto con uno stile intimo, spesso incentrato sui dettagli emotivi. La scrittura di Giacomo Bendotti alterna presente e passato, scavando nella storia della coppia per ricostruire le radici della frattura. Ogni episodio aggiunge un tassello, ogni dialogo svela qualcosa in più, fino a un finale che non cerca facili consolazioni.
Perché vale la pena vederla
A rendere ancora più potente la narrazione è il modo in cui la fiction affronta temi delicati e attualissimi. La maternità come spazio di fatica e solitudine, la difficoltà per le donne di affermarsi senza sensi di colpa, la pressione di una società che troppo spesso giudica e non ascolta. C'è anche il peso della responsabilità genitoriale, l’effetto domino che una crisi familiare può generare nei figli, l’ambiguità delle relazioni quando l’amore diventa rancore.
Chiamami ancora amore non è solo una storia di separazione. È un’indagine sui sentimenti, sul senso di colpa, sull’incapacità di comunicare. Un racconto che parla a chiunque abbia vissuto una frattura, una perdita, un addio. La sua forza sta nell’autenticità, nella scelta di non addolcire mai la realtà, ma di mostrarla per quella che è: dura, spesso ingiusta, eppure carica di verità. Il successo della serie, confermato anche dal Premio Flaiano assegnato a Tavarelli per la regia, è il segno di un pubblico maturo, pronto ad accogliere narrazioni complesse e non consolatorie.
Un pubblico che cerca storie vere, interpretazioni sincere, e una scrittura capace di rispecchiare le contraddizioni del vivere contemporaneo. Guardare questa serie va oltre il semplice consiglio, ma un modo per lasciarsi attraversare da una vicenda che, pur essendo specifica, può parlare a tutti. Chiunque, almeno una volta, si è chiesto dove va a finire l'amore e se, in qualche modo, possa bastare a tenere insieme tutta una famiglia.