Nascosta tra le scogliere del Salento, esiste una stanza segreta scolpita nella roccia dove il mare si fa arte e il tempo sembra essersi fermato. Un luogo che affascina e regala emozioni uniche.
Nel cuore della costa ionica pugliese, nascosta tra le scogliere e accarezzata dal mare, esiste una camera scolpita nella roccia che un tempo era riservata all’élite. Un luogo dove natura, storia e mistero si fondono in una sinfonia affascinante. Un angolo del Salento dove il tempo sembra essersi fermato. Un luogo che non si trova sulle solite mappe turistiche e che resiste, discreto, alla marea del turismo di massa.
È la cosiddetta "Stanza dei Bagni" di Santa Caterina, una vera meraviglia incastonata nella pietra, a picco sul mare cristallino della costa ionica salentina, precisamente nella frazione omonima del Comune di Nardò. Questa camera nascosta, oggi semi-sconosciuta al grande pubblico, fu in passato un autentico rifugio esclusivo per signore dell’alta società, che a cavallo tra Ottocento e Novecento volevano vivere il mare in modo intimo, lontano dagli sguardi e dalla calura estiva.
Un’architettura di luce e acqua: incredibile spettacolo
Realizzata direttamente nella scogliera, la stanza fu concepita per dialogare con gli elementi naturali. L’acqua del mare penetra ancora oggi attraverso un’apertura nella roccia, creando una piscina naturale coperta che si riempie e si svuota con il movimento delle maree. È una scena da sogno: le onde si infilano nella cavità come a volerla accarezzare, mentre piccoli spiragli nelle pareti permettono ai raggi del sole di filtrare, dipingendo le superfici interne con riflessi cangianti e suggestivi giochi di luce. L’atmosfera è surreale. Entrare in questa stanza significa essere trasportati in un altro tempo, dove ogni dettaglio racconta una storia di eleganza e mistero.

Qui, la natura non è stata domata, ma asseconda le esigenze umane con grazia: le pareti in roccia viva convivono con segni di intervento architettonico, le aperture sembrano tagliate con l’intelligenza di chi conosceva a fondo il movimento del sole e dell’acqua. Tre sono gli accessi alla stanza, ognuno con una propria identità. Il primo è probabilmente l’ingresso principale: ancora oggi conserva i battenti in legno, testimoni silenziosi di un’epoca raffinata. Il secondo, più malconcio e scivoloso, conduce all’interno con una certa difficoltà, ma offre una prospettiva diversa sul paesaggio circostante. Il terzo, e forse il più affascinante, è un’apertura semi-sommersa che consente l’ingresso direttamente dal mare, rendendo la visita un piccolo rito d’iniziazione per chi ama l’avventura.
Un tesoro fragile, tra divieti e meraviglia
Oggi, la Stanza dei Bagni resta un luogo di grande fascino, sebbene non sempre accessibile. A causa della fragilità della struttura e del rischio di crolli, le autorità possono decidere la sua temporanea chiusura per motivi di sicurezza. Ma anche se non è possibile entrarvi, basta sostare nei pressi o ammirarla dal mare per percepirne il magnetismo. Chi ha la fortuna di visitarla, vive un’esperienza che va ben oltre il semplice bagno. È come entrare in un dipinto, in un set cinematografico o in un’antica leggenda. La combinazione tra il paesaggio selvaggio, l’ingegno umano e il silenzio che avvolge tutto lascia un’impressione duratura, difficile da raccontare a chi non ha mai visto con i propri occhi questo angolo segreto del Salento.
Il contesto che circonda la Stanza non è da meno. A pochi passi si estende la spiaggetta di Santa Caterina, piccola ma incantevole, ideale per chi ama il mare senza fronzoli. Poco distante si erge la Torre di Santa Caterina, costruzione cinquecentesca nata per difendere la costa dalle incursioni turche, oggi sentinella silenziosa del paesaggio. E poi ci sono le grotte, accessibili solo via mare, che impreziosiscono ulteriormente l’offerta naturale di questa zona.
La Stanza dei Bagni di Santa Caterina non è soltanto un luogo fisico: è un simbolo. Rappresenta un tempo in cui il lusso era sinonimo di riservatezza, in cui il mare era goduto con rispetto e meraviglia, e in cui anche il contatto con l’acqua doveva essere mediato da un certo senso del decoro. Un tempo in cui lo “stare” era più importante del “correre”, e dove il paesaggio veniva vissuto, non consumato.