Su RaiPlay c'è un film unico con Raoul Bova: ha vinto tre David di Donatello e un premio al Festival di Cannes.
C’è un’Italia che lotta ogni giorno per sopravvivere, di chi si sveglia all’alba per lavorare nei cantieri, che rincorre sogni troppo grandi con mezzi troppo piccoli. Non solo, che cade e si rialza con la forza di chi non ha alternative. È l’Italia raccontata da La nostra vita, film del 2010 diretto da Daniele Luchetti e disponibile su RaiPlay, che ancora oggi colpisce per la sua potente attualità.
Il film ha avuto un impatto importante fin dalla sua uscita, tanto da essere selezionato in concorso al 63º Festival di Cannes. Proprio lì, Elio Germano, uno dei più bravi del panorama italiano, ha conquistato il premio per la miglior interpretazione maschile, dando vita a un personaggio che resta impresso. Claudio, un operaio edile della periferia romana, è il volto di una generazione che fatica a trovare un posto in un mondo sempre più precario.
Su RaiPlay c'è un inedito Raoul Bova: un ruolo indimenticabile
Il film è disponibile interamente su RaiPlay e in modo totalmente gratuito. Claudio vive con la moglie Elena e i loro due figli, in attesa del terzo. Il loro è un amore quotidiano, fatto di piccoli gesti e grandi sacrifici. Ma tutto si spezza nel momento più inatteso: Elena muore durante il parto. Da quel punto in avanti, Claudio non è più lo stesso. Il dolore lo travolge, lo strappa a se stesso. Eppure non può fermarsi: ci sono tre figli da crescere e una vita da ricostruire.
Per garantire loro un futuro migliore, Claudio si aggrappa all’unica cosa che conosce: il lavoro. Eppure lo fa scegliendo scorciatoie pericolose, infilando un piede dopo l’altro in un mondo fatto di illegalità e silenzi. Quando scopre la morte di un operaio romeno clandestino in cantiere, decide di tacere, usando quell’informazione per ricattare il suo datore di lavoro. Da lì, il baratro è sempre più vicino.
Non è solo una storia di caduta, però. È anche e soprattutto una storia di resistenza, di legami familiari che non si spezzano, nemmeno nei momenti più bui. Raoul Bova, nei panni del fratello Piero, diventa la spalla silenziosa ma decisiva. Il suo personaggio, impacciato ma generoso, è il simbolo di un’umanità che sa ancora tendere la mano quando tutto sembra perduto. Lo vediamo, dunque, in vesti totalmente inedite fino a quel momento. Anche Liliana, la sorella interpretata da Stefania Montorsi, contribuisce a riportare Claudio sulla strada della redenzione. La famiglia, alla fine, è l’unica cosa che resta quando tutto il resto crolla.

Perché vale la pena vederlo
Il film di Luchetti colpisce per il suo realismo spietato. Nessuna concessione al melodramma, nessuna scena costruita per commuovere a tutti i costi. Tutto è vissuto, palpabile, autentico. La periferia romana non è uno sfondo, è un personaggio a sé. Cemento, palazzi grigi, traffico, vite ai margini: ogni inquadratura racconta un pezzo di quella realtà dimenticata che spesso resta fuori dal racconto mainstream.
Nel suo stile asciutto, Luchetti guarda alla tradizione del cinema sociale europeo, con riferimenti evidenti a Ken Loach. Questo film, però, è profondamente italiano. Racconta la nostra società, le sue ferite aperte: il lavoro nero, lo sfruttamento degli immigrati, la corsa al benessere a ogni costo. Ma anche la forza degli affetti, il senso di comunità, la capacità di reagire. Il cast è di altissimo livello. Elio Germano offre una performance magistrale, capace di trasmettere tutta la rabbia, il dolore e la vulnerabilità del suo personaggio.
Raoul Bova, in un ruolo meno convenzionale rispetto ai suoi standard, dimostra sensibilità e misura. Isabella Ragonese, pur presente solo nella prima parte del film, lascia un segno profondo, incarnando una femminilità solida e luminosa. Oltre al premio a Cannes, La nostra vita ha ottenuto anche 3 David di Donatello, confermandosi come uno dei film più significativi degli ultimi anni. Una pellicola, dunque, che non si dimentica facilmente.