Marcello Mastroianni porta Sartre in tv e la politica diventa spettacolo d’autore: la miniserie disponibile ora su RaiPlay.
Ci sono opere che non invecchiano, ma si trasformano e che rinascono ogni volta che qualcuno le sa leggere con occhi nuovi. È quello che succede con Le mani sporche, la miniserie del 1978 diretta da Elio Petri e interpretata da un intenso Marcello Mastroianni. Un piccolo gioiello televisivo, quasi dimenticato, che merita oggi di essere riscoperto. Non solo perché porta in scena uno dei drammi più celebri di Jean-Paul Sartre, ma anche perché segna un momento storico nella carriera di uno dei più grandi attori italiani: è la prima volta che Mastroianni appare sul piccolo schermo in un ruolo da protagonista.
Marcello Mastroianni per la prima volta in tv: la miniserie è su RaiPlay
La miniserie in sole 3 puntate, è disponibile gratuitamente su RaiPlay. Mastroianni debutta per la prima volta in tv ed è una scelta non banale per un attore abituato al grande cinema. Eppure, la potenza del testo e la regia di Petri rendono questa miniserie un evento straordinario. Non è solo televisione: è teatro che prende forma attraverso l’obiettivo, è filosofia che si fa carne, è politica che diventa dramma umano. Le mani sporche non si guarda per passatempo, ma si affronta. Perché scuote, mette in discussione, tocca corde profonde. L’azione si svolge in Illiria, paese immaginario dell’Europa centrale, verso la fine della Seconda guerra mondiale.
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Hugo, giovane intellettuale comunista, riceve l’ordine dal partito di uccidere Hoederer, leader politico accusato di voler trattare con i nemici per il bene comune. Un compito che lo trascina in una spirale di dubbi, ideali traditi, sentimenti confusi. La moglie Jessica, interpretata da una giovane Giuliana De Sio, aggiunge al conflitto politico quello sentimentale, rendendo la vicenda ancora più lacerante. In questa cornice carica di tensione, brilla l’interpretazione di Marcello Mastroianni. Il suo Hoederer è affascinante, ambiguo, profondo, mai retorico o scontato. È un uomo che pensa, che agisce, che sceglie. Il suo personaggio accetta il rischio di sporcarsi le mani pur di non restare fermo. Un'interpretazione difficile, ma che Mastroianni domina con una presenza scenica misurata e magnetica.

È il volto perfetto per dare corpo a una figura che vive sospesa tra idealismo e realismo, tra purezza e compromesso. A dirigere tutto questo, c’è la mano sicura di Elio Petri. Regista impegnato, visionario, capace di trasformare un’opera teatrale in un prodotto televisivo raffinato e potente. La sua regia non tradisce mai il testo originale, ma lo adatta con intelligenza al linguaggio della TV, mantenendo intatta la profondità filosofica e politica dell’opera. Petri firma anche la sceneggiatura, e la sua impronta è visibile in ogni scelta: dalla costruzione dei dialoghi alla gestione dei silenzi, dal ritmo narrativo all’uso degli spazi chiusi, quasi claustrofobici.
Perché vale la pena vederlo oggi
Non meno importante è il contributo di Ennio Morricone, che con le sue musiche cuce addosso alla storia una tensione costante, sottile, mai invadente. Le sue note accompagnano i personaggi senza sovrastarli, rafforzano i momenti chiave senza renderli teatrali. È una colonna sonora che sa quando farsi sentire e quando invece scomparire, lasciando che siano le parole a parlare.
Le mani sporche non è solo un’operazione artistica riuscita, è anche uno specchio che riflette i dilemmi di ieri e di oggi. Che cosa significa essere fedeli a un’idea? Si può cambiare rotta senza tradire i propri valori? È giusto agire per il bene comune anche a costo di sacrificare l’etica personale? Sartre se lo chiedeva nel dopoguerra, ma la miniserie di Petri ripropone le stesse domande in modo ancora attuale. Perché la politica non è mai fatta solo di ideologie, ma anche di persone, debolezze, contraddizioni. Rivedere oggi questa miniserie è un’esperienza preziosa. Non solo per la qualità della produzione, costumi firmati da Barbara Mastroianni, scenografie curate nei dettagli, fotografia impeccabile, ma per il coraggio con cui affronta temi scomodi.
In un periodo nel quale la tv sembra che spesso si accontenti del puro intrattenimento, Le mani sporche ricorda che lo schermo può anche educare, provocare, far pensare. Vale la pena vederlo, o rivederlo, per assistere a un grande momento della televisione italiana. Un esperimento riuscito, che unisce teatro, cinema e pensiero. Un’opera che ci riporta al tempo in cui la Rai osava proporre Sartre in prima serata. Un'occasione, infine, per ammirare Marcello Mastroianni in una veste inedita, capace di emozionare con uno sguardo e di raccontare un’epoca con una sola battuta.