Perché hai bisogno di chiudere gli occhi per concentrarti? La risposta è interessante

Chiudere gli occhi per concentrarsi non è solo un gesto istintivo: è una chiave per accedere alle stanze più profonde del pensiero. Scopriamo insieme maggiori dettagli e curiosità.

C’è un gesto che compiamo ogni giorno senza pensarci troppo. Stiamo cercando una parola sulla punta della lingua, stiamo facendo un conto a mente, stiamo ricordando dove abbiamo parcheggiato l’auto e automaticamente, chiudiamo gli occhi. Come se il mondo esterno potesse aspettare un momento, mentre la nostra mente va a cercare qualcosa dentro. È un gesto semplice, universale, quasi invisibile. Ma è anche un indizio: il corpo conosce qualcosa che la ragione deve ancora spiegare. Perché ci concentriamo meglio quando chiudiamo gli occhi?

In un mondo in cui la mente è costantemente bombardata da stimoli, il nostro cervello ha sviluppato strategie silenziose per proteggere la sua attenzione. E chiudere gli occhi è una di queste. Ma non serve solo a "escludere il fuori". Serve a entrare dentro. Ed è qui che l’argomento si fa affascinante: chiudere gli occhi è come girare la maniglia di una porta interna. Quando lo facciamo, apriamo l’accesso a un luogo in cui avvengono le cose davvero importanti, quelle che richiedono immaginazione, memoria, introspezione, o decisioni profonde.

Il sipario del mondo esterno si chiude, e inizia il teatro della mente

Chiudere gli occhi, in fondo, è come spegnere le luci in platea per accendere il palcoscenico interiore. È in quel buio che si vedono meglio certe immagini: un volto amato, una formula matematica, il titolo di quel libro che ci sfugge. Ma perché? Per capirlo dobbiamo fare un passo nel mondo delle neuroscienze. Il cervello umano consuma molta energia per processare ciò che vedono i nostri occhi. Anche quando pensiamo di non "guardare nulla", i nostri occhi sono impegnati a interpretare forme, colori, movimenti. Tutto questo affolla la memoria di lavoro, lo spazio mentale limitato in cui trattiamo le informazioni più urgenti. Chiudere gli occhi è come liberare RAM. Di colpo, quella potenza computazionale viene riassegnata a ciò che vogliamo davvero elaborare: un problema da risolvere, un’idea da chiarire, un ricordo da recuperare.

Chiudere gli occhi per concentrarsi
Chiudere gli occhi per concentrarsi

Ma c’è un secondo livello, più profondo e meno noto. Chiudere gli occhi favorisce un’attivazione delle cosiddette onde alfa, oscillazioni cerebrali che si producono quando siamo rilassati ma vigili. È uno stato che facilita l’accesso a contenuti mentali più profondi. Le onde alfa creano una sorta di “silenzio” neurale, uno sfondo calmo su cui possono emergere pensieri complessi, creativi o introspettivi. Pensiamo alla meditazione, alla preghiera, alla contemplazione. Tutte pratiche che, nella maggior parte delle culture, cominciano con lo stesso gesto: chiudere gli occhi.

Non è solo un segno di raccoglimento: è una tecnica antica, quasi istintiva, per ascoltare meglio ciò che accade dentro di noi. Ecco perché chiudere gli occhi non è solo un modo per "non vedere": è un modo per vedere meglio, ma in una direzione diversa. Non verso il mondo esterno, ma verso quello interno. In un’epoca che ci chiede di essere sempre presenti, vigilanti, connessi, chiudere gli occhi è quasi un atto sovversivo. È un modo per disconnettersi dal rumore e riconnettersi con la parte più profonda del pensiero. È, paradossalmente, il primo passo per vedere chiaro.