Max Tortora è nella fiction di Canale 5 Doppio Gioco, ma potete vederlo anche in un film d'eccezione su RaiPlay: è totalmente irriconoscibile.
Su RaiPlay c'è una piccola perla del cinema italiano che rischia di passare inosservata, ma che merita attenzione: Il regno, una commedia surreale diretta da Francesco Fanuele e interpretata da uno straordinario Stefano Fresi. Un film che, dietro i toni leggeri e il ritmo da fiaba bizzarra, riesce a raccontare molto più di quanto sembri. Nel cast anche lo straordinario Max Tortora che stiamo vedendo attualmente nella fiction di Canale 5, Doppio Gioco, accanto ad Alessandra Mastronardi.
Su RaiPlay Max Tortora è irriconoscibile: non solo Doppio Gioco
Il personaggio principale del film Il regno è Giacomo, un uomo semplice, un autista dell’ATAC che vive una vita anonima, fatta di gesti ripetuti e sogni messi in soffitta. Quando viene convocato per la lettura del testamento del padre, figura assente e misteriosa, la sua quotidianità va in frantumi. Il padre non era un uomo qualunque: si era costruito un regno. Letteralmente. Una comunità alle porte di Roma che ha scelto di vivere come nel Medioevo, fuori dal tempo e dalle logiche moderne.
Giacomo, da emarginato della società urbana, si ritrova a essere re. Eppure non è preparato, non è ambizioso, non è nemmeno desideroso di esserlo. Il suo spaesamento è lo specchio di un’intera generazione che si ritrova improvvisamente a dover gestire un’eredità simbolica troppo grande, spesso assurda, di cui non ha mai chiesto nulla.
Il regno non è solo una storia strampalata, è anche, e soprattutto, una metafora. Dietro la scenografia curata che rievoca castelli, mantelli e codici d’onore, c’è un’amara riflessione sull’Italia contemporanea. Il desiderio di tornare a un passato idealizzato, dove tutto sembrava più semplice, è una tentazione diffusa. Fanuele trasforma questa nostalgia in una commedia che sfiora la farsa, ma senza perdere mai di vista la critica.
Il fascino del paradosso: perché vale la pena vederlo
La comunità medievale del film è l’incarnazione di un’utopia reazionaria: niente tecnologia, niente mercato, solo regole arcaiche e gerarchie fittizie. Un mondo che si illude di essere puro, ma che implode nel momento stesso in cui la realtà irrompe, che siano migranti in cerca di rifugio o poliziotti che riportano ordine.

La forza di Il regno sta proprio nel suo approccio paradossale: costruisce un mondo assurdo per raccontare qualcosa di profondamente vero. Giacomo, con la sua goffaggine e la sua umanità, rappresenta l’uomo medio che si trova schiacciato tra il cinismo del presente e l’inganno del passato idealizzato. Non riesce a essere un re, ma nemmeno un ribelle. Alla fine, si ritrova solo, in carcere, a raccontare una storia che ha il sapore del mito, ma anche quello amaro del fallimento. Stefano Fresi è il protagonista indiscusso, con una performance che oscilla tra comicità e malinconia.
Max Tortora, nei panni dell’avvocato, regala un personaggio al limite del caricaturale, ma perfettamente coerente con l’universo stralunato del film. Silvia D’Amico, nel ruolo della sorellastra Lisa, è l’unica voce realmente moderna, lucida, disillusa. Il film vale la visione per la sua originalità, per la sua voglia di osare un linguaggio diverso nel panorama della commedia italiana, per la cura nella messa in scena e per l’interpretazione di Fresi, capace di dare profondità anche alle battute più leggere.