Su Netflix c'è un grande film italiano che ha vinto ben 4 David di Donatello: lo cancellano tra poco e vale assolutamente la pena vederlo.
Ci sono film che si guardano, e altri che si attraversano. La meglio gioventù appartiene alla seconda categoria. Diretto da Marco Tullio Giordana e presentato nel 2003, questo monumentale affresco narrativo non è solo una storia familiare: è un ritratto profondo e commovente dell’Italia, dai giorni caldi del ’66 fino ai primi anni Duemila. Al centro ci sono due fratelli, Matteo e Nicola Carati, figli della piccola borghesia romana, che affrontano la vita con sguardi opposti ma entrambi pieni di idealismo. Il primo, inquieto e introverso, il secondo empatico e aperto al cambiamento. Seguendo le loro esistenze, il film intreccia eventi pubblici e privati con una maestria rara, creando un dialogo serrato tra la Storia e le storie.
Tutto inizia nell’estate del 1966. Matteo, giovane studente di Lettere, incontra Giorgia, una ragazza rinchiusa in un manicomio. Quel primo contatto con l’ingiustizia e la sofferenza segna l’inizio di un percorso che porterà i due fratelli a imboccare strade diverse. La psichiatria, la riforma Basaglia, la chiusura dei manicomi diventano i primi temi su cui il film punta lo sguardo, denunciando l’arretratezza di un’Italia che si prepara al cambiamento. Negli anni successivi, Nicola abbraccia la medicina con spirito riformista, si impegna in cause civili, affronta la realtà delle borgate e delle grandi emergenze sanitarie. Matteo invece sceglie l’ordine e l’autorità: entra nella polizia, ma il suo tormento interiore cresce, rendendolo sempre più distante e disilluso. Se amate particolarmente Luigi Lo Cascio non potete perdere questo capolavoro.
Su Netflix c'è un film capolavoro tutto italiano: tra poco lo cancellano
In parallelo scorrono le grandi stagioni italiane: il Sessantotto, gli Anni di Piombo, il terremoto del Belice, le stragi mafiose, la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli. Ogni fase storica si riflette nelle scelte e nelle ferite dei protagonisti, che cambiano, crescono, si perdono o si ritrovano. Ma non c’è mai un giudizio definitivo: la narrazione resta umana, sfumata, sempre attenta al dettaglio emotivo. Il titolo stesso, La meglio gioventù, non è casuale. È un omaggio alla raccolta poetica di Pier Paolo Pasolini, ma anche una dichiarazione d’intenti. Il film vuole raccontare quella generazione che, con slancio e dolore, ha cercato di cambiare il mondo. Non sempre ci è riuscita, a volte è stata sopraffatta, ma ha lasciato un segno profondo. A breve Netflix lo cancella. L'ultimo giorno per vederlo sarà, infatti, il 30 giugno.

Il grande merito del film è quello di non trasformare la Storia in un semplice sfondo. Ogni evento collettivo diventa carne viva nei volti e nelle scelte dei personaggi. L’attenzione alla psicologia, al silenzio, agli sguardi fa di questa pellicola un’esperienza intima, capace di parlare tanto al cuore quanto alla mente. Matteo, con la sua irrisolta malinconia, incarna il lato più cupo di un’Italia ferita. Nicola rappresenta invece la possibilità di tenere vivo un sogno, anche nella complessità del reale. Attorno a loro ruotano figure indimenticabili: la sorella Francesca, l’amico Carlo, la compagna Giulia, anch’essa travolta dalla lotta armata e dalla fragilità degli ideali. Il film, in totale, ha vinto 4 David di Donatello, 4 Nastri d'Argento e 3 Globi d'oro.
Una regia che sceglie il respiro epico
Nonostante la lunghezza, sei ore divise in due parti, La meglio gioventù non perde mai ritmo. Anzi, si concede il tempo per approfondire, per farci affezionare ai personaggi, per farci crescere con loro. Marco Tullio Giordana dirige con misura e passione, aiutato da una sceneggiatura solida e da un cast impeccabile. Luigi Lo Cascio e Alessio Boni, nei panni dei due fratelli, regalano interpretazioni intense e memorabili. Girato inizialmente per la televisione, il film ebbe una prima proiezione a Cannes, dove ricevette una standing ovation e il premio “Un Certain Regard”. Il passaparola del pubblico, unito all’entusiasmo della critica, portò alla distribuzione cinematografica, trasformando un progetto televisivo in un successo da sala.
Oggi, a distanza di oltre vent’anni, La meglio gioventù resta un punto di riferimento del cinema italiano. Non solo per il valore artistico, ma per il coraggio con cui ha saputo affrontare decenni complessi, evitando ogni retorica. È un film che commuove, interroga, lascia il segno. Un grande romanzo popolare che appartiene a tutti, perché tutti, prima o poi, ci ritroviamo in una storia come questa. Chi non l’ha ancora visto, dovrebbe recuperarlo. Chi lo conosce già, sa bene che non si tratta solo di una visione, ma di un’esperienza che resta dentro. Perché La meglio gioventù non è solo un titolo: è un’eredità da non dimenticare.